ANCONA- Dal sud Italia si era trasferita a lavorare nelle Marche per cercare di sfuggire al suo stalker, aveva cambiato numero di telefono e luoghi di residenza, ma il suo ex, un 36enne pugliese, l’ha rintracciata su Facebook ed ha continuato a perseguitarla. Dopo anni di molestie e violenze psicologiche, è finito l’incubo per una giovane donna, costretta a cambiare vita nel tentativo di non farsi trovare dal suo aggressore e di sottrarsi alle sue attenzioni morbose e possessive. L’uomo, su ordine di carcerazione del G.I.P del Tribunale di Ancona, a seguito di indagini coordinate dal Sostituto Procuratore Di Cuonzo della Procura dorica, è stato arrestato dal personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Ancona. La giovane aveva sporto diverse querele già nel 2015, poi più volte nel 2016 e infine nel 2017.
Il suo persecutore infatti, era riuscito a rintracciarla sui social, creando diversi profili falsi con il suo nome e le sue immagini sottratte dal profilo originale. Su questi profili, il 36enne pubblicava immagini intime trovate in rete ma apparentemente riconducibili alla vittima. Tutto ciò le ha causato ansia e disagio, anche a causa di frasi offensive e volgari. Lo stalker era riuscito perfino ad inserirsi tra i suoi conoscenti e i suoi colleghi di lavoro (anche quelli che non doveva e poteva conoscere) ed arrivava a lei ovunque andasse, piombando sul posto di lavoro infastidendola e compromettendone l’immagine professionale. La vittima infatti, è arrivata a licenziarsi in quanto in più occasioni, era stata discreditata di fronte ai colleghi e ai datori di lavoro.
Nell’ultimo periodo però, l’uomo si era fatto ancora più invasivo e la giovane ha integrato la sua denuncia. Inoltre, per la vittima si è reso necessario un ausilio psicologico per riuscire a condurre un’esistenza normale. La scorsa estate il pugliese, a conclusione delle indagini preliminari, è stato raggiunto da un avviso di garanzia, ma neppure il fatto di essere indagato in un procedimento penale ha fermato la sequela degli atti persecutori. L’incuranza dei provvedimenti giudiziali e la pericolosità sociale hanno portato al provvedimento di carcerazione.