Ancona-Osimo

Ancona, “Il sicofante” è il nuovo romanzo di Martina Pastorizia: «Sui diritti c’è molto da fare»

Il libro sarà presentato nello spazio culturale della Galleria d'Arte Magazzino Muse. «Tutto ruota attorno a Paolo, che sin da ragazzino si confronta con il tema della sua omosessualità»

Martina Pastorizia (foto per sua gentile concessione)

ANCONA – L’anconetana Martina Pastorizia esce in libreria con il suo secondo romanzo. Il sicofante (edizioni Affiori) verrà presentato sabato (21 dicembre), alle 18.30, nello spazio culturale della Galleria d’Arte Magazzino Muse, in via degli Aranci, «uno scrigno in pieno centro che non conoscevo», commenta l’autrice 32enne. Un libro che si prospetta tanto intrigante quanto riflessivo e attualissimo.

Emozionata la scrittrice, nata e cresciuta ad Ancona, di professione avvocato: «Il sicofante è un termine che trovavo spessissimo nelle versioni di greco, al liceo. Questa parola indica un soggetto che denunciava l’importazione di fichi dall’Attica e ha via via assunto il significato di calunniatore». Insomma, un traditore. Una persona che anziché stare zitta, parla.

Il soprannome viene affibbiato al protagonista, Paolo. La storia si focalizza, tra l’altro, sulla tematica dell’omosessualità. Il volume viene affrontato da un punto di vista maschile: «Anche nel mio primo libro – spiega la ragazza – ho assunto il punto di vista maschile».

Pastorizia, perché lo fa?

«Quando scrivo, mi piace cimentarmi con qualcosa di distante da me per tentare di non farmi troppo coinvolgere da quanto di mio voglio mettere nel libro. Certo, poi è inevitabile…».

Che storia è quella di Paolo?

«Una storia che va dal 1968 al 1992, che è l’arco temporale in cui si sviluppa il libro. Lui appartiene a una ricca famiglia pugliese e da ragazzino si scontra sin da subito con il tema della sua omosessualità all’interno di un paese abbastanza arretrato. E con una famiglia in cui non riesce a muoversi al meglio».

Prosegua…

«C’è anche una perdita importante che affronta e che minerà la sua sicurezza. Di qui, la decisione di andare a studiare a Bologna, dove viene influenzato dalle vicende storiche dell’epoca. Ma questa esperienza avrà un termine. Però mi fermo qua, non voglio anticipare troppo (ride, ndr)».

Lei è avvocato: crede davvero che nonostante siamo nel 2024 l’omosessualità sia sdoganata?

«Non amo il termine ´sdoganata´. Credo piuttosto che a livello giuridico ci sia ancora molto da fare. Ma la società questa libertà la percepisce, io la vedo».

Come nasce l’idea?

«Ero in Salento, in questa masseria pugliese. L’atmosfera m’ispirò e scrissi di getto qualcosa. Sono partita dal finale per sviluppare la storia».

Autori e generi di riferimento?

«Tutta la narrativa russa, con Bulgakov in testa. Ma anche Steinback ed Elsa Morante».

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