ANCONA- Il casco salva la vita. Quante volte abbiamo sentito questa frase, e quante volte le cose sono andate realmente così. Il casco è una delle componenti indispensabili che un buon motociclista deve osservare per tutelare la sua sicurezza e quella di chi lo circonda. Ecco come scegliere, secondo il parere di esperti e appassionati motociclisti competenti in materia.
Partiamo con il dire che le tipologie possono essere riassunte in tre categorie: i jet, tecnicamente considerati i “caschi aperti”; gli integrali, che coprono integralmente tutto il volto lasciando libera solo la fessura degli occhi; i modulari, che vengono intesi un po’ come una via di mezzo presentandosi come un integrale ma avendo la possibilità di sollevare la visiera fino a scoprire gran parte della faccia. Il modulare, come ogni specie ibrida, nasconde sempre insidie proprio perché rischia di cadere nella contraddizione del “né carne, né pesce”.
«Molto, nella scelta, dipende dall’utilizzo che si intende fare del mezzo. È sempre bene controllare l’omologazione che si trova sul retro – dice Davide, meccanico anconetano di 27 anni -. Ci sono ottimi caschi sul mercato che associano un eccellente rapporto qualità prezzo e questa secondo me è la prima cosa da ricercare. Non sempre un casco che magari è ritenuto fantastico vada bene per quella persona. È una cosa soggettiva».
Matteo, 26 anni, impiegato, è un grande appassionato di motori. «Io vado controcorrente e consiglio sempre un modulare, che rimane un integrale che all’occorrenza diventa un jet – spiega -. Da non trascurare il discorso della taglia che deve essere sempre adeguata. Inoltre nei caschi più moderni è possibile anche inserire gli optional come bluetooth, wireless. Insomma la scelta non è facile, certo in linea di massima più un casco è leggero e non ingombra e più costa».
Sposa la linea dell’integrale, invece, Michele, 25 anni ingegnere nella vita e motociclista da anni per passione: «Lo preferisco sia per livello estetico che per sicurezza. Quelli in fibra di carbonio sono da preferire, molto leggeri e resistenti, ma si pagano cari. Il modulare non mi dispiace, ma molti di questi non sono omologati alla versione aperta», racconta.
«È giusto spendere sulla sicurezza, anche tanto, ma mai seguire le mode. Spendere duecento euro per un casco esteticamente bello, che non protegge, è una stupidaggine – dice Luca, classe ’91 uno che di moto e auto ne fa scorpacciate dalla mattina alla sera -. Ultimamente ho visto che alcuni optional si stanno rivelando molto utili. Ricevere chiamate quando si è in moto, specie per lunghi tratti, in modo sicuro in certi ambiti fa la differenza. Oppure sempre on the road il meccanismo che consente di parlare tramite auricolari a chi è avanti e chi è dietro. Sono innovazioni che danno una marcia in più al casco».
La chiusura però è di Marco, 25 anni: «Deve esserci stampato il 46!». Il numero di Valentino Rossi, del Dio delle due ruote. Perché chiunque va in moto porta nel cuore il dottore…e quelle due cifre che ormai sono leggenda!