ANCONA – Senza stipendio e senza prospettive dopo l’emergenza Covid. Sit- in piazza del Plebiscito ad Ancona delle lavoratrici e dei lavoratori delle mense scolastiche e aziendali. Muniti di padelle, mestoli, coperchi e al grido di «Basta appalti al ribasso!», sono arrivati da tutta la regione per partecipare alla manifestazione organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Nelle Marche gli addetti al settore della ristorazione collettiva sono 3 mila, circa 1.000 nella provincia di Ancona. La mobilitazione si è svolta in tutta Italia.
«Per quanto riguarda la refezione scolastica il problema è l’occupazione. Non sappiamo se con la riapertura delle scuole questi servizi verranno riattivati – spiega Marco Paialunga, segretario generale Fisascat Cisl Marche -. Durante questo periodo le lavoratrici hanno usufruito degli ammortizzatori sociali ma molte aziende hanno deciso di non anticiparli. Quindi c’è un problema di reddito e di continuità occupazionale. Per quanto riguarda la refezione aziendale c’è la questione degli ammortizzatori sociali».
«Chiediamo la possibilità per le lavoratrici delle mense scolastiche e aziendali nonché delle pulizie, di poter avere la proroga degli ammortizzatori sociali in causale Covid fino alla fine dell’anno – dichiara Raffaella Angalone, Filcams Cgil Ancona –. Chiediamo anche la ripresa a settembre dell’attività lavorativa in sicurezza, in termini di rischio sanitario e occupazionale. Inoltre, chiediamo per le lavoratrici delle mense scolastiche che hanno la sospensione nei periodi estivi, di coprire con gli ammortizzatori sociali questi mesi altrimenti rimarranno senza retribuzione».
Le lavoratrici, che hanno contratti di poche ore settimanali, sono preoccupate e in difficoltà. Per settembre resta l’incertezza occupazionale rispetto invece alla ripresa delle attività scolastiche.
«Io ho solo questo lavoro, non ho marito e nessuno che possa aiutarmi – racconta Anna Maria Pellegrino, addetta mensa alla scuola primaria Leopardi a Falconara Marittima -. Come devo fare? La cassa integrazione non arriva e devo pagare la casa, le bollette e mangiare».
«Noi addette mensa e pulizie lavoriamo a scuola però siamo in appalto con delle cooperative. È da marzo che non lavoriamo ed è da marzo che siamo in cassa integrazione – riferisce Eleonora Clementi, addetta mensa presso la scuola materna Cretarola di Porto Sant’Elpidio -. I nostri contratti sono poveri nel senso che lavoriamo 2-3 ore a settimana quindi già mensilmente prendiamo poco. Con la cassa integrazione prendiamo la metà, io personalmente ho preso solo marzo e aprile. Per maggio non sappiamo quello che succederà e a giugno abbiamo la sospensione del servizio. Chiediamo un sostegno per i mesi estivi perché le spese ci sono ugualmente e di avere risposte per settembre».
I sindacati hanno incontrato il vicario del prefetto.
«L’istituzione ha raccolto le nostre istanze, che ha detto già di conoscere, e si è fatto carico di rappresentarle a livello nazionale. Noi abbiamo ribadito che la situazione è urgente, che le risposte devono arrivare con tempestività perché il momento che vivono le lavoratrici è drammatico – afferma Barbara Lucchi, segretaria generale Filcams Cgil Marche -. Sono donne con un contratto di lavoro di pochissime ore settimanali, un part-time ciclico per le mense scolastiche che a giugno prevede la sospensione senza reddito e senza nessuna tutela salariale. Inoltre, la crisi ha limitato le attività del settore della stagionalità turistica dove le lavoratrici si riversavano nei mesi estivi di chiusura delle scuole. Abbiamo bisogno di garanzie per la ripresa del lavoro a settembre, abbiamo bisogno di risposte perché la situazione è emergenziale».
«La situazione che era già drammatica di per sé è stata aggravata ulteriormente dalla pandemia. Speriamo che gli impegni presi in Prefettura si concretizzino in realtà» commenta Fabrizio Bontà, segretario regionale Uiltucs Marche.