ANCONA – Vita da smartphone, protagonisti loro malgrado i bambini: è il tema trattato ad Ancona al Ridotto delle Muse, con Marco Moglie, giornalista sociologo, e Gabriele Garbuglia, pediatra, riuniti per la circostanza da Tiziana Borini, assessore alle politiche educative del Comune, che ha svolto il compito di moderatore dell’incontro. Lo smartphone in mano ai bambini non è uno strumento da vietare, secondo gli intervenuti al dibattito, ma da usare con cautela, e non nei primissimi anni di vita, in cui invece andrebbe evitato, anche perché i suoi riflessi sul cervello umano non sono stati ancora studiati a fondo. Ha presentato l’iniziativa Tiziana Borini: «Abbiamo accolto la proposta di organizzare l’incontro puntando l’attenzione sui più piccoli proprio perché il Comune si occupa delle scuole – ha spiegato Tiziana Borini, introducendo l’incontro – e quello che ci preoccupa è la tendenza dei genitori a mettere in mano a figli piccolissimi il cellulare come se questo fosse un modo per tenerli buoni, quando in invece comporta dei rischi. Il cellulare non è una baby sitter. Uno strumento utilissimo, ma bisogna sapere cosa significa farlo usare ai più piccoli come se fosse un giocattolo o, ancora peggio, il sostituto di una relazione diretta. E’ importante sensibilizzare i genitori e gli educatori per spiegare cosa succede a un bambino quando nella sua esperienza sostituiamo l’interazione con le cose e con le persone e mettiamo al loro posto lo smartphone. Quindi abbiamo coinvolto non solo un sociologo ma anche un pediatra, il primo interlocutore delle famiglie con bambini piccoli, perché vogliamo che i genitori sappiano cosa significa fare soltanto un gesto con il dito sullo smartphone invece di fare esperienze».
Niente demoni ma conoscenza dello strumento, delle sue potenzialità e dei suoi rischi, secondo Marco Moglie: «Il cellulare non va vietato, va governato. Il nostro futuro è quello, oggi tante cose si possono fare soltanto con lo smartphone, meglio lo si usa e meglio è. Ma usarlo quando non serve è negativo. Per la prima volta nella storia dell’umanità siamo davanti a uno strumento tecnologico che ci fa regredire anziché crescere, si chiama analfabetismo funzionale, e in questo in Italia siamo i secondi in Europa, la stessa posizione che, guarda caso, ricopriamo per l’uso degli smartphone. Personalmente non ho mai creduto ai divieti, demonizzare lo smartphone è inutile. Però i grandi padroni delle reti e delle piattaforme digitali dicono che ai loro figli non fanno usare gli smarphone fino all’età di diciotto anni, questo dovrebbe significare qualcosa. Nelle scuole bisognerebbe insegnare a usarlo e insegnare soprattutto le controindicazioni, come quelle relative alla nostra privacy». «Lo smartphone è uno strumento estremamente potente e pericoloso – ha concluso Gabriele Garbuglia -. Potente perché è un ottimo passatempo ed è tranquillizzante per i bambini, ma nel contempo li rende passivi. Non li aiuta, cioè, nelle normali tappe dello sviluppo psicomotorio. Togliere tempo alle esperienze in favore delle immagini impoverisce l’esperienza educativa dei bambini, li priva di qualcosa che è estremamente importante, soprattutto nei primi anni di vita. Non è da demonizzare, dunque, ma va usato negli anni, con consapevolezza. Personalmente lo sconsiglio assolutamente sotto i due anni d’età, ma più tardi si consegna uno smartphone nelle mani di un bambino e meglio è. Si può vivere tranquillamente senza smartphone fino all’età delle scuole medie».
Nell’occasione, l’amministrazione comunale ha provveduto a diffondere un manifesto che sarà affisso in tutte le scuole, con sette consigli in materia di utilizzo dello smartphone con i bambini. Ecco dunque i sette suggerimenti: 1) Non mettere uno smartphone in mano a tuo figlio finché non è indispensabile; 2) Quando lo fai per calmarlo non lo educhi all’autocontrollo; 3) Lo smartphone non è una baby-sitter; 4) Lo smartphone non aiuta a sviluppare intelligenza e fantasia; 5) L’abilità di un bambino con lo smartphone non è sintomo d’intelligenza; 6) Quando avrai bisogno di sapere dov’è e con chi è, potrai regalargli il telefonino; 7) Dedichiamo tempo ad ascoltare i bambini, a guardarli negli occhi, a cantare, raccontare, giocare insieme a loro. Non andiamo di fretta e proviamo a farci delle domande sui nostri stili di vita.