ANCONA – Le specie invasive alterano profondamente gli ecosistemi marini. Il team vincitore di Ocean Hackaton® Italia, svolto ad Ancona, ha ricostruito un secolo di ricerche sul tema. Ora il progetto sfiderà gli altri competitor del mondo in una finale prevista il 4 dicembre.
Analizzare e comunicare uno dei più grandi cambiamenti della nostra epoca: quello della diffusione di specie invasive nei nostri mari. Un team di quattro ricercatori del CNR-IRBIM e di altri istituti di ricerca italiani è riuscito, in sole 48 ore, a ricostruire oltre un secolo di invasione, animando in modo comprensibile al grande pubblico, osservazioni storiche raccolte nel corso degli anni nel Mar Mediterraneo.
È la sfida vinta dal team coordinato dal ricercatore Ernesto Azzurro del CNR durante la maratona di 48 ore Ocean Hackathon® Italia. La maratona è stata organizzata in contemporanea, tra il 9 e l’11 ottobre, in 19 città nel mondo, dal Campus Mondiale de la Mer di Brest (Francia). L’edizione italiana si è tenuta, in modalità online, ad Ancona, alla Mole Vanvitelliana, organizzata sinergicamente dalla sede di Ancona dell’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (IRBIM) del CNR e dall’Università Politecnica delle Marche.
«Il successo di questa manifestazione dimostra il grande interesse sul tema mare – afferma il rettore Gian Luca Gregori – e l’utilità dell’approccio sistemico che ha visto il coinvolgimento di enti di ricerca, istituzioni e comparto industriale. La ricerca, in questo momento particolare, si è mostrata un tassello fondamentale per la crescita del nostro paese, ma altrettanto importante è la comunicazione della ricerca scientifica per il trasferimento delle conoscenze. L’Hackathon rappresenta un nuovo canale, non tradizionale, per condividere e far comprendere l’impatto socio economico della ricerca».
Ora il progetto vincitore ad Ancona dovrà sfidare gli altri a Brest nella competizione finale prevista il 4 dicembre 2020.
Nel progetto vincitore sono state utilizzate anche segnalazioni provenienti da altre fonti, come social network e notizie veicolate da cittadini. Il lavoro degli hackatoneti permetterà di visualizzare la portata di questi cambiamenti ed il loro impatto sugli ecosistemi costieri, con interessanti applicazioni per la previsione e la gestione del fenomeno.
In seconda posizione, a pochi decimi di distanza, il team UnivPm coordinato da Roberto Pierdicca, ricercatore della Politecnica, con una sfida che ha avuto come obiettivo quello di sviluppare un servizio di integrazione di informazioni satellitari e terrestri, a supporto del monitoraggio del traffico marittimo e delle attività di pesca che hanno un forte impatto sull’ecosistema marino e le sue risorse. L’integrazione delle immagini radar satellitari (SAR) con i dati provenienti dall’Automatic Identification System (AIS) ha dato luogo all’ideazione della piattaforma chiamata ARISSA (anagramma di SAR+AIS) che potrà diventare uno strumento fondamentale per diversi portatori di interesse impegnati nella salvaguardia e monitoraggio dei nostri mari.
In terza posizione il gruppo che ha operato sulla sfida proposta dal professore Giuseppe Conte dell’UnivPm che ha portato a progettare un sistema per la raccolta, il filtraggio e la fusione di dati ambientali marini, geolocalizzati in multidimensione, attraverso integrazione di tecnologie robotiche e ICT con l’obiettivo di estrarre informazioni dai dati, anche confrontando diversi set, per poi ricostruire la posizione sia dell’osservatore che del fenomeno osservato. Questo tipo di geolocalizzazione SLAM risulta utile, unitamente alla capacità di elaborare in tempi brevi i dati appena acquisiti e memorizzati, per una corretta, tempestiva ed efficace interpretazione delle misure. La sfida ha provato a definire le caratteristiche degli strumenti e delle tecnologie impiegate per la raccolta dei dati e le procedure di trasmissione, registrazione ed elaborazione degli stessi.
Da cinque anni scienziati, professionisti ed esperti del mare si cimentano nella maratona di 48 ore Ocean Hackathon®. Nella tappa italiana si sono affrontati ben 97 partecipanti raggruppati in 13 squadre che hanno raccolto 12 delle sfide proposte. Le partecipazioni sono giunte da UNIVPM e IRBIM CNR, da diversi Atenei italiani (tra cui Politecnico di Torino, Università di Napoli Federico II, Università di Macerata, Università di Camerino), da associazioni ed esperti che a vario titolo e competenze hanno accettato una sfida. Partecipazioni giunte anche da fuori Italia, con un team proveniente dal Patras Science Park greco. Le sessioni plenarie sono state trasmesse in streaming sul canale YouTube di UnivPm dove sono tuttora visibili.
La cerimonia di chiusura, presieduta dal Direttore di Irbim Gian Marco Luna, si è conclusa con il pronunciamento della giuria, composta dal Prof. Antonio Dell’Anno e dal Prof. David Scaradozzi di UNIVPM, Dr. Antonello Sala e Dr.ssa Alessia Cosseddu del CNR, Dr. Giuseppe Cinà di Civitanavi.
Gian Marco Luna Direttore di Irbim: «Le scienze marine sono in rapida evoluzione ed hanno di fronte molte sfide importanti per la nostra società, alla luce del crescente impatto che le attività dell’uomo hanno sui mari e le loro risorse. Per affrontare queste sfide, sarà sempre più importante continuare a produrre conoscenza e sapere di qualità, e sviluppare strumenti e metodologie utili a decifrare l’enorme mole di dati prodotti da questo sapere, in un quadro di sempre maggiore cooperazione ed integrazione tra enti di ricerca, università, tessuto imprenditoriale ed attori della governance. L’Hackathon di Ancona ha rappresentato una bella e produttiva occasione per consolidare le sinergie sul territorio, per confrontarsi con le esigenze del mondo produttivo dell’economia blu, ed anche per veicolare alla società l’importanza della ricerca marina».