Ancona-Osimo

“Sport e diabete”, un convegno a Loreto per parlare di rischi e benefici

Tanti i relatori e diversi gli atleti, la cui condizione di diabetici non ha impedito loro di gareggiare. L’esercizio fisico e la pratica sportiva sono strumenti straordinari di promozione del benessere personale

LORETO – Gli stili di vita errati, in primis la sedentarietà, assieme al progressivo invecchiamento della nostra popolazione, stanno determinando un aumento vertiginoso delle patologie croniche non trasmissibili, prima tra tutte il diabete mellito. L’impatto economico e organizzativo di quella che può essere definita “l’epidemia del terzo millennio” rischia di mettere in profonda crisi il sistema sanitario. Per contrastare tale emergenza epidemiologica, diventa prioritario ricorrere a misure preventivo-terapeutiche adeguate. Se ne parla oggi (13 ottobre) a Loreto durante il convegno “Sport e salute” in programma nel pomeriggio nella sala Macchi. Tanti i relatori e diversi gli atleti, la cui condizione di diabetici non ha impedito loro di gareggiare. L’esercizio fisico e la pratica sportiva sono strumenti straordinari di promozione del benessere personale inteso come salute, equilibrio psico-fisico e integrazione sociale. «Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo economico, l’Italia è il Paese più sedentario tra i bambini nei 36 Paesi Ocse e il quarto tra gli adulti – dice il dottor Gabriele Brandoni della Diabetologia di Macerata che apre i lavori -. In Italia sono già attivi da diversi anni sistemi di sorveglianza nazionale che permettono di avere una stima puntuale dell’obesità infantile nonché di valutare indirettamente gli interventi di prevenzione adottati per contrastare questo fenomeno. L’attività sportiva cura perché contribuisce al mantenimento della forma fisica e alla prevenzione delle malattie; nelle persone affette da particolari patologie, lo sport può diventare parte integrante di una terapia per il miglioramento o la guarigione». È ampiamente dimostrato come il sovrappeso in età infantile sia correlato ad un rischio aumentato di sviluppare diverse patologie croniche in età adulta, in primis l’obesità, il diabete mellito, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari e respiratorie, disturbi muscolo-scheletrici, le patologie neoplastiche. I ragazzi sovrappeso presentano una tendenza a sviluppare problemi di salute mentale tra le quali: bassa autostima, alterazione dell’immagine di sé, disturbi del comportamento alimentare, depressione.

I fattori e le risposte

Sono molteplici i fattori che entrano in gioco nel determinismo dell’obesità. «Basti pensare alla progressiva riduzione dell’attività fisica che si è registrata nel corso degli anni; i ragazzi che un tempo correvano all’aperto oggi sono seduti davanti alla televisione o ai tablet – continua il medico -. Si è persa l’abitudine di andare a scuola in bicicletta o a piedi ed i ragazzi vengono accompagnati ovunque in macchina. L’alimentazione nel corso degli anni ha subito importanti modifiche, passando dall’uso di cibi preparati in casa al consumo, sempre più frequente, di cibo confezionato ad elevato apporto calorico e ricco in grassi e zuccheri semplici che, da un lato sono altamente palatabili creando una sorta di dipendenza e dall’altro sono totalmente sbilanciati dal punto di vista nutrizionale». Per quanto riguarda la situazione dell’obesità infantile nel nostro paese, l’Italia si colloca al 61esimo posto per le femmine e al 46esimo per i maschi ma, tra i Paesi ad alto reddito, raggiunge, rispettivamente, il sesto e l’ottavo posto, evidenziando un quadro che merita sicuramente attenzione. «Data la dimensione del problema, gli Stati membri dell’Oms hanno adottato l’obiettivo comune di arrestare l’aumento dell’obesità avvalendosi di sistemi di monitoraggio del fenomeno. In Italia sono già attivi da diversi anni sistemi di sorveglianza nazionale che permettono di avere una stima puntuale dell’obesità infantile nonché di valutare indirettamente gli interventi di prevenzione adottati per contrastare questo fenomeno. La scuola è un luogo privilegiato per la promozione della salute nella popolazione giovanile, svolgendo un ruolo educativo molto importante in grado di favorire lo sviluppo di competenze in una fase cruciale della vita. Se è vero che non è mai troppo presto per affrontare il tema dell’educazione alimentare in quanto è già nella prima infanzia che le abitudini alimentari pongono le loro radici, è altrettanto vero che l’età pre-adolescenziale e adolescenziale rappresenta una fase cruciale per lo sviluppo dell’individuo e costituisce quindi un momento chiave nel quale poter intervenire efficacemente con adeguate politiche di promozione della salute. I ragazzi cominciano ad avere maggior consapevolezza di sé e a confrontarsi con gli altri, è quindi fondamentale dare loro gli strumenti per adottare lo stile di vita più corretto sia in termini di alimentazione che di attività fisica così da prevenire e combattere il problema obesità guadagnando in salute. Avere adolescenti sani significa avere adulti potenzialmente sani, riducendo anche i costi sanitari legati alle complicanze cronico-metaboliche legate all’obesità stessa. Appare evidente, quindi, l’importanza di una accurata e capillare prevenzione, sia primaria, da effettuare su tutta la popolazione, sia sui soggetti a rischio che oggi possiamo ben identificare e riconoscere. È da questa convinzione che nasce il bisogno di creare un progetto strutturato nel quale forniremo le indicazioni di base su una adeguata condotta alimentare».

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