Ancona-Osimo

Stanze ibride e interventi senza taglio, il futuro degli Ospedali Riuniti

Gli Ospedali Riuniti tagliano il traguardo dei 25 anni di attività chirurgica mininvasiva. Oggi non vale più il detto: grande chirurgo, grande taglio. Oggi si fanno fori sempre più piccoli. Gli stessi interventi che un tempo si facevano "aprendo" il paziente, si fanno praticando dei piccoli tagli e utilizzando delle telecamere.

Conferenza stampa di presentazione dei 25 anni di attività chirurgia minivasiva degli Ospedali Riuniti di Ancona

ANCONA – Interventi senza taglio e due stanze ibride ad alto contenuto tecnologico dove lavoreranno su uno stesso paziente diverse professionalità. Gli Ospedali Riuniti di Ancona corrono verso l’innovazione e le nuove tecnologie. «Il progetto c’è e prevede due stanze ibride per un investimento di 6-7 milioni di euro. Dopo la fase del progetto si procederà con la gara d’appalto» commenta Michele Caporossi, direttore generale Ospedali Riuniti di Ancona. Sono numerosi i traguardi che gli Ospedali Riuniti intendono raggiungere da qui a un paio d’anni, forti degli investimenti che la Regione ha deciso di destinare alla sanità. Il nosocomio regionale taglia il traguardo dei 25 anni di attività chirurgica mininvasiva. 25 anni di risultati eccellenti che fanno dell’ospedale di Ancona, una realtà di primo piano in Italia. In un quarto di secolo le tecniche sono cambiate, divenendo sempre più all’avanguardia, gli strumenti si sono ammodernati. Oggi non vale più il detto: grande chirurgo, grande taglio. Oggi si fanno fori sempre più piccoli. Gli stessi interventi che un tempo si facevano “aprendo” il paziente, si fanno praticando dei piccoli tagli e utilizzando delle telecamere. Ciò significa evitare al paziente grandi traumi.

«Oggi facciamo 1.500 interventi mininvasivi l’anno, circa l’8% del totale. In 2-3 anni vogliamo raddoppiarli e arrivare a 3mila– riferisce il dott. Caporossi-. Con i conti a posto, oggi la Regione ci dice di andare avanti ed investire: il piano assunzioni prevede 300 persone in più in tre anni; stiamo investendo un strutture e in tecnologie». Dal 2004 al 2017, l’attività chirurgica mininvasiva ha registrato 3.000 interventi al colon, 1.200 colecistectomie laparoscopiche (il primo intervento nel 1992), 1.000 interventi di chirurgia rettale (una vera e propria eccellenza, gli Ospedali Riuniti sono primi in Italia) e 300 al surrene.

«I benefici della chirurgia mininvasiva per il paziente sono notevoli. Consente la riduzione della degenza ospedaliera, minori costi sociali, una più rapida ripresa delle attività quotidiane, una precoce ripresa della funzione gastrointestinale, la riduzione del dolore e delle infezioni ospedaliere- spiega il prof. Mario Guerrieri, direttore Clinica Chirurgica Ospedali Riuniti di Ancona-. Negli ultimi tre anni abbiamo rafforzato molto la robotica. Il chirurgo posto in una consolle può operare anche a distanza guidando i movimenti del robot. In futuro si potranno fare interventi senza taglio, ad esempio asportare la colicisti attraverso orifizi naturali».

Nella foto, da sinistra: prof. Mario Guerrieri, direttore Clinica Chirurgica, Michele Cporossi, direttore generale Ospedali Riuniti e prof. Marco Di Eusanio, primario Cardiochirurgia

Il prof. Armando Sabbatini, direttore Chirurgia Toracica Ospedali Riuniti e il dottor Majed Refai, responsabile struttura operativa semplice Chirurgia Toraci mininvasiva, hanno invece presentato i risultati della chirurgia toracica, primo reparto a livello nazionale ad aver implementato la tecnica mininvasiva. Gli Ospedali Riuniti sono al terzo posto in Italia per l’esperienza chirurgica Toracoscopica mininvasiva VATS (videotorascopia).  Nel 2016, il 90% degli interventi è stato eseguito con tecnica minivasiva Uniportale con incisioni di 3,5 cm. I benefici di questa tecnica per il paziente sono: riduzione del dolore postoperatorio, riduzione della degenza postoperatoria, riduzione della parestesia della ferita chirurgica, rapido recupero funzionale respiratorio postoperatorio e riduzione delle complicanze postoperatorie.

Il prof. Marco Di Eusanio, primario Cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti ha invece illustrato le attività e i risultati della Sod Cardiochirurgia dal suo arrivo e cioè da settembre 2016. «Negli ultimi otto mesi l’attività è incrementata del 30%. Facciamo 100 interventi al mese rispetto ai 70 degli anni precedenti. Puntiamo ad arrivare a 1.200 interventi l’anno, in Italia la media è di 600» afferma Di Eusanio. Il trend della mortalità è passato dal 3,4% nel periodo 2009-2015 all’1,7% nel periodo settembre-maggio 2016. Nella chirurgia valvolare aortica l’approccio mininvasivo consente di effettuare incisioni cutanee ridotte. Se prima il taglio nello sterno era di 25-30 cm, oggi è di 4 cm. Inoltre, si può ridurre il trauma con protesi valvolari aortiche a rapido rilascio;  i sistemi di circolazione miniaturizzati riducono dell’80% le complicanze legate alla circolazione extracorporea. E poi, l’anestesia fast track, cioè il paziente viene svegliato subito dopo l’intervento. Questo consente di ridurre al minimo il trauma, specie nelle persone anziane.

La chirurgia mininvasiva coinvolge numerosi campi e specializzazioni: emicolectomie laparoscopiche; resezione del retto e microchirurgia endoscopica transanale (TEM) di cui gli Ospedali Riuniti vantano il primato in Italia; colicistectomie, appendicectomie, surrenalectomie, splenectomie, ernie ietali, rettopessi, tiroidectomia videoassistita, erniopalstiche, interventi ginecologici e chirurgia bariatrica. In futuro, con le nuove e sempre più sofisticate tecnologie, la chirurgia mininvasiva permetterà di raggiungere risultati sempre migliori. Ad esempio, nella chirurgia rettale si potrà evitare l’astomia, nella chirurgia toracica la tecnica potrà essere utilizzata anche per pazienti con funzionalità respiratoria compromessa, come nel caso dell’enfisema polmonare. In futuro migliorerà anche la sopravvivenza del paziente con tumore in quanto con la tecnica mininvasiva non si riducono le difese immunitarie.