ANCONA – È uscito a mezzanotte di martedì 19 novembre il nuovo singolo di Stefano Spazzi, dal titolo ´Ancona è un’idea´. Un viaggio che ha il sapore di una narrazione cinematografica, alla ricerca di un tempo perduto ma costantemente proiettato nel presente. Perché Ancona non è solo la nostra vita, i volti e le stagioni passate: è molto di più.
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Il brano è stato arrangiato dal maestro Pino Gulizia, che vanta collaborazioni con – tra gli altri – Fausto Leali, Rosanna Fratello e che ha nel curriculum persino esibizioni al Madison Square Garden. Il videoclip è stato interamente girato in città grazie alla professionalità di Lorenzo Francella (clicca qui). La canzone è stata incisa e mixata all’Event Studio di Max Bazzano, con la batteria del grande Primiano Pavani.
Chi vorrà, potrà ascoltare Spazzi mercoledì (27 novembre, ore 20.45), al Teatro Sperimentale di Ancona, in un evento organizzato dalla Fondazione Salesi, dall’UniTre e dal Comune di Ancona per sostenere l’Oncologia pediatrica (ingresso ad offerta libera).
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Spazzi, come nasce questo singolo?
«Ero al Passetto, sulla piazzetta con alle spalle l’ex ristorante Passetto. Lì c’è la casa in cui sono nato e cresciuto. Una sera, è salita questa brezza, fra pitosforo e scogliere. È stata un’atmosfera che mi ha ispirato. Con la buona stagione, verso via Trieste, ci sono delle piante di tiglio molto belle. Nella mia testa, si sono fuse queste immagini per me descrittive. E poi è partito un viaggio spirituale in ciò che sono le sensazioni di questa città, gli anni nella mia Ancona».
Perché «Ancona è un’idea»?
«Perché ognuno ha la sua visione di Ancona. Tu, ad esempio, avrai dei ricordi specifici di dove sei cresciuto, dei luoghi in cui hai abitato e vissuto, delle facce che vedevi, delle stagioni che si avvicendano. Della pioggia, della luce. Una sorta di narrazione cinematografica per flashback continui».
Qual è la sua idea di Ancona?
«L’anconetano è uno strano tipo umano (ride, ndr). È portato al lamento continuo e all’insoddisfazione perenne. E forse qualche volta ha ragione. Però io non conosco neppure una persona che pur lamentandosi andrebbe davvero via da Ancona. E io sono uno di loro, eh. L’Ancona con le mie facce non c’è più, sono i luoghi a restare. Quando vado in un posto, mi ritorna in mente la mia vita. E penso sia così un po’ per tutti».
Le ha mai pesato il provincialismo?
«Guardi, sono stato fuori di recente, sempre per motivi musicali e di lavoro. Ho fatto la costa ligure, la Francia, sono stato recentemente al Nord, ma ogni volta che torno dico: ´Caspita, io sto in un posto benedetto da Dio´».
Quindi?
«Quindi non sono uno di quelli che ha mai avuto il senso di costrizione della provincia. Forse la provincia mi ha dato tanta ispirazione e tanti spunti di riflessione. Certo, ha i suoi limiti. Oggi però le cose sono cambiate. Fino a una quindicina di anni fa i treni passavano su altri binari, non certo qui. Insomma, te li dovevi andare un po’ a cercare, non avevi le opportunità che i centri nevralgici della musica potevano dare. Poi sicuramente col web e le altre forme di comunicazione le cose sono cambiate. Sono convinto che la provincia talvolta è una risorsa, non un limite».