ANCONA – Bloccare l’export italiano di armi verso la Turchia. È la proposta del ministro degli Esteri Luigi Di Maio in seguito alla ripresa del conflitto in Siria. Un’azione intrapresa dal governo che proprio ieri ha varato in Commissione Esteri una risoluzione sull’argomento dal momento che una parte delle bombe lanciate dai turchi contro i siriani è italiana.
Secondo i dati Istat riferiti al 2018 (dati ancora provvisori), l’Italia ha esportato a livello mondiale armi per 1,1 miliardi di euro dei quali 33,4 milioni di euro verso la Turchia. Nel 2017 la fornitura mondiale di armi e munizioni da parte dell’Italia verso la Turchia aveva toccato quota 60,9 milioni di euro, mentre nei primi sei mesi del 2019 (dato provvisorio) ammonta già a 46,6 milioni di euro.
Bombe, razzi, missili, armi da fuoco, elicotteri da guerra, sistemi di precisione continuano ad essere esportati all’estero, ma ora il governo ha deciso di stoppare le forniture verso la Turchia dove è ripreso nei giorni scorsi il conflitto con il popolo curdo, una minoranza etnica costituita da popolazioni di Iraq, Iran, Turchia e Siria, che rivendica indipendenza e autonomia politica oltre che culturale. Una guerra infinita iniziata nel 2011 e che a più riprese continua ad andare avanti causando una fuga dalle zone del conflitto.
IL GARANTE
Favorevole il garante dei diritti Andrea Nobili: «Condivido l’intenzione del governo di fermare la vendita delle armi, un segnale importante anche se forse dovremmo fare una riflessione più ampia anche rispetto agli altri Paesi come l’Arabia Saudita, che viola sistematicamente i diritti umani nella tremenda guerra dello Yemen».
LA POLITICA
«L’invasione deve cessare – dichiara la deputata marchigiana del Movimento 5 Stelle Mirella Emiliozzi – . Come deputata in commissione Esteri, condivido le parole del ministro Di Maio. Il bilancio delle vittime dell’offensiva turca non è accettabile e gli effetti sul piano umanitario sono devastanti. Lo stop alla vendita delle armi alla Turchia verrà formalizzato a breve e per le vendite in corso il governo sta aprendo un’istruttoria. Non ci giriamo dall’altra parte di fronte ad una tragedia di questa portata ad opera del governo turco».
Più duro l’affondo del senatore pentastellato Mauro Coltorti che sulla questione invoca interventi più incisivi: «Non è possibile che uno Stato ne invada un altro, trucidando la popolazione inerme. Credo che lo stop alle armi non sarà sufficiente perché i turchi sono già armati e si approvvigionano anche da altri Stati. Anche se non venderemo più armi alla Turchia, ma continueremo con le forniture verso la Russia e verso gli altri Paesi, la Turchia troverà comunque il modo di approvvigionarsi. L’Europa in questo frangente non sta dimostrando autorevolezza né credibilità. Non è accettabile che uno Stato europeo, membro della Nato, adotti una politica di invasione verso un altro Stato, né tanto meno che ci ricatti dicendoci che se non siamo d’accordo ci rimanderà i profughi. È necessario intervenire più duramente contro la Turchia valutando anche di procedere con delle sanzioni». E ancora: «Come è possibile assistere impassibili alla morte di civili inermi? Come è possibile assistere impotenti all’assassinio politico di Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito del futuro siriano (Future Syria Party)? Ogni persona deve sollevarsi contro le decisioni che hanno causato queste morti».
IL SINDACATO
Una iniziativa positiva anche secondo la segretaria regionale della Cgil Daniela Barbaresi: «Iniziare ad adottare misure in direzione della riduzione della produzione delle armi da guerra e del loro commercio significa andare nella giusta direzione». «Anche se è una misura simbolica rappresenta un necessario segnale sul versante della riduzione delle produzioni di armi, specie di quelle da guerra» precisa la Barbaresi. «Occorre agire con ogni leva per fermare i conflitti – conclude – . In Siria si sta consumando un conflitto drammatico e inaccettabile e ogni iniziativa messa in campo è certamente utile. Indigna ciò che sta accadendo alla popolazione curda a cui va tutta la nostra vicinanza».
LA MOBILITAZIONE
Intanto sabato 19 ottobre, in piazza Roma ad Ancona, si terrà la manifestazione promossa da Cgil, Cisl e Uil e da altre associazioni, per protestare contro la nuova offensiva nei confronti della popolazione curda. «Auspico la presenza dei giovani e dei giovanissimi, – conclude Daniela Barbaresi – è importante far sentire la protesta contro questa guerra vergognosa». A scendere in campo sarà anche Karim Franceschi, attivista e scrittore che, nel 2014, si è unito allo Ypg (Unità di Protezione Popolare) e ha combattuto contro l’Isis durante l’assedio di Kobane.
Saranno presenti: Cgil An, Ast Cisl Ancona e Uil Marche, Anpi Ancona, Arci Ancona, Jesi e Fabriano, Libera Ancona, Gulliver Ancona, Udu Ancona, Rete studenti medi Ancona, Tenda di Abramo, Iscos Marche, Anolf Ancona, Free Woman, Consulta per la Pace Jesi, Legambiente Circolo Ancona Pungitopo, Articolo 1 Marche e Ancona, Casa delle donne Jesi, Casa della Cultura Jesi, Università della Pace Ancona, Pd Marche.