ANCONA – Stop ai tattoo a colori? Nient’affatto, visto che tra i tatuatori mancano indicazioni precise e non c’è stata alcuna ufficializzazione da parte delle istituzioni. Dal 4 gennaio, l’Unione Europea vieterebbe l’alcool isopropilico nei tatuaggi e per questo settore potrebbe cambiare tutto. «Il nostro è un mercato che è stato messo in cattiva luce da questi fatti. Mai avuto problemi con gli inchiostri colorati». A dirlo, è uno dei più conosciuti tatuatori italiani, Tommaso Buglioni.
Buglioni, titolare di Tom Tattoo, in via XXIX Settembre, dal suo negozio di Ancona spiega che «il fatto di bandire gli inchiostri colorati è una boiata. Mi chiedo perché in tutto il mondo si possano ancora usare i colori che noi, in Italia, abbiamo usato finora».
In effetti, altrove, nel resto del mondo – in Asia, negli Stati Uniti o in Nuova Zelanda – non c’è alcuno stop per gli inchiostri colorati. «Ma nemmeno in Italia. Si è parlato di tattoo solo col nero, ma non è così. La comunicazione, in un primo momento, è stata sbagliata. E non mi sentirei di mettere in discussione autorevoli enti stranieri, come la Food and Drug Administration degli Usa: non credo che oltreoceano siano degli scellerati a consentire gli stessi colori che usiamo qui».
«Perché – si domanda il tatuatore – solo a livello europeo si parla di questo ipotetico rischio?». La scure dell’Unione Europea cadrebbe sull’alcool isopropilico, un solvente usato per realizzare l’inchiostro colorato, che dal 4 gennaio verrebbe messo al bando. I colori vecchi, insomma, non andrebbero più bene e – stando al nuovo regolamento comunitario – ne andranno usato di nuovi, «più sicuri e meno rischiosi per la salute». «È una questione di percentuali di elementi e chi produce colori è già al lavoro per adeguarsi. È probabile che ci sarà un incremento dei costi per noi professionisti».
E i clienti, quindi, dovranno pagare di più per un tattoo? «Io non me la sento di alzare i prezzi. Il mercato è saturo e non possiamo invitare i clienti a tatuarsi alzando i prezzi – sottolinea Tom Tattoo. Questa è l’ennesima batosta per il settore. Ci viene tolto del lavoro in un periodo disgraziato e, per di più, veniamo messi in cattiva luce».
«In oltre 40 anni di carriera – prosegue Buglioni – non ho mai avuto problemi coi clienti amanti dei tattoo colorati. Io ne sono l’esempio vivente: ho persino dei tatuaggi fluorescenti e sto bene. Abbiamo sempre lavorato con professionalità e sicurezza, noi. E c’è sempre stata una perfetta sinergia tra noi tatuatori e le istituzioni, Nas e Asur compresi».
E poi, si chiede Buglioni «se i pigmenti colorati fossero così tanto nocivi per la salute, perché non ritirarli ufficialmente dal commercio? L’Ue ne parla da un anno, ma non c’è un palese divieto, né alcuna circolare che ci abbia informato sulla vicenda. I miei colori hanno sempre superato i controlli. Fino ad ora, ho sentito solo chiacchiere».
D’altronde, «se dovessimo bandire gli elementi cancerogeni, allora che si bandiscano pure le sigarette, che si intervenga sull’abuso di alcool e anche sugli shampoo, o, ancora, sui cosmetici. Quei prodotti sì che contengono diversi elementi nocivi per la salute».