Ancona-Osimo

Strage di Rigopiano, definitiva la condanna per l’ex prefetto di Pescara

La decisione della Cassazione è arrivata oggi, martedì 3 dicembre dopo una giornata lunghissima. Disposto l'appello bis per sei dirigenti della Regione Abruzzo

I coniugi Di Michelangelo
I coniugi Di Michelangelo

OSIMO – Diventa definitiva la condanna ad un anno e 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, nell’ambito della vicenda legata alla strage di Rigopiano dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse un hotel. Lo hanno deciso oggi (3 dicembre) dopo una giornata estenuante i giudici di Cassazione. Provolo è accusato di rifiuto di atti di ufficio e falso. Appello bis invece per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che erano stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. Presenti, in Cassazione, come avvenuto la scorsa settimana, tanti parenti delle vittime di quel disastro. Giovedì scorso i giudici della sesta sezione, dopo avere ascoltato gli interventi di tutti gli avvocati difensori, avevano deciso di rinviare la decisione a oggi, alla luce della “complessità del processo” e del numero di posizioni da vagliare.

Gli osimani deceduti

Tra quei 29 angeli morti a Rigopiano c’erano anche due osimani di adozione. Dino Di Michelangelo, 41 anni, e la moglie Marina Serraiocco, allora 37enne. Entrambi originari di Chieti, vivevano da anni a Osimo dove stavano crescendo il loro unico figlio, Samuel, uno degli 11 sopravvissuti. Il 41enne era poliziotto al commissariato di Osimo, non lontano dal negozio di oggettistica che aveva aperto Marina, lungo corso Mazzini. Uno choc la loro morte per la città che li aveva accolti con calore e che loro tanto avevano amato. Il fratello di Dino, Alessandro, commenta: «Da giovedì scorso, per la prima volta in questi otto anni abbiamo capito che le nostre tesi e tutto quello che abbiamo cercato di dimostrare in così tanto tempo con dignità, con rispetto dei ruoli e con tanta speranza nella giustizia è confluito nella stessa direzione della Procura generale di Cassazione che ha condiviso le nostre tesi e quelle della Procura nel primo grado di giudizio».