ANCONA – Mario, il 44 anni, marchigiano, paralizzato da 12 anni a causa di un incidente stradale, è la prima persona che può legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito in Italia, ma dovrà farsi carico delle spese, ovvero 5mila euro per l’acquisto del farmaco e delle apparecchiature per l’infusione della sostanza venefica. Lo rende noto l’associazione Luca Coscioni che sta seguendo il caso di Mario, Antonio e di Fabio Ridolfi, i tre marchigiani che hanno chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito.
«In assenza di una legge – spiega l’associazione Coscioni in una nota stampa – lo Stato italiano non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito. Non eroga il farmaco, non fornisce la strumentazione idonea e il medico». Per questo ha promosso una raccolta fondi, l’associazione Coscioni spiega che «in particolare, c’è bisogno di uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro». Il ricavato della donazione permetterà a Mario, quando vorrà, e ad altre persone nelle sue condizioni, di esercitare il diritto di scegliere di porre fine alle proprie sofferenze, fanno sapere.
«A oltre due anni e mezzo dalla sentenza della Corte costituzionale, in osservanza del giudicato costituzionale il compito del Servizio Sanitario Nazionale si esaurisce con le verifiche delle condizioni e delle modalità e il parere del Comitato etico. Aziende sanitarie che rispondono, se rispondono, con tempi lunghissimi ignorando la sofferenza di chi chiede di poter accedere al suicidio assistito legalmente in Italia» dichiarano Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.
«Il Parlamento – concludono – potrebbe trovare una soluzione, ma il testo è insoddisfacente ed è insabbiato al Senato. Per non fare ricadere l’onere anche economico sulle spalle di Mario e, per il futuro, dei malati nelle sue condizioni abbiamo dunque deciso di farci noi promotori della raccolta dei fondi indispensabili. Esercitiamo così una vera e propria supplenza all’incapacità dello Stato italiano di farsi carico del diritto dei propri cittadini di non subire condizioni di sofferenza insopportabile e contro la propria volontà».