Ancona-Osimo

Suicidio assistito, l’Associazione Luca Coscioni: «Nelle Marche 7 richieste dal 2020 a oggi»

All'accesso agli atti dell'Associazione Luca Coscioni, in Italia solo 11 Regioni, tra cui le Marche, hanno risposto fornendo dati, anche se parziali

Immagine di repertorio

L’Associazione Luca Coscioni ha presentato accessi agli atti in tutte le Regioni italiane per ottenere informazioni sulle richieste di suicidio assistito giunte alle aziende sanitarie dal 2020 a oggi, ovvero da quando con la sentenza 242/2019 (Cappato – Dj Fabo) la morte volontaria assistita è legale in Italia a determinate condizioni.

Undici regioni tra cui le Marche – Piemonte, Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Bolzano, Sicilia, Calabria e Campania – hanno risposto alla richiesta, fornendo dati, seppur con livelli di dettaglio differenti. Da quanto finora ricevuto emergono 51 richieste pervenute fino a oggi in diverse Regioni, con esiti variabili tra approvazioni, dinieghi e procedure in corso. 

Di queste 51 richieste, 7 erano di persone residenti delle Marche: tra le poche informazioni condivise è stato reso noto solo che una ha avuto parere negativo del Comitato Etico e l’altra è deceduta.

In generale risulta evidente da questa indagine come troppi enti abbiano scelto di non rispondere o di negare l’accesso ai dati, così come risulta evidente che le tempistiche di risposta delle ASL siano incompatibili con le speranze di vita dei richiedenti.

«Nelle Marche – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni -, terra di Federico Carboni e Fabio Ridolfi, la legge sul fine vita è stata depositata ma poi nei fatti abbandonata, lasciando il dibattito politico sospeso nel vuoto. Eppure da un nostro accesso agli atti emerge che 7 persone hanno avviato il percorso di richiesta di valutazione delle proprie condizioni di salute per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, spesso senza il minimo supporto da parte del sistema sanitario. È inaccettabile che ancora oggi si debba ricorrere a raccolte fondi o all’aiuto esterno per esercitare un diritto riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Dall’1 al 13 aprile saremo mobilitati in tutta la Regione per chiedere al Consiglio di uscire dall’immobilismo e garantire finalmente percorsi trasparenti, uniformi e rispettosi della volontà di chi soffre».