ANCONA – «Come imprese familiari dobbiamo prendere coscienza del fatto che il mondo sta cambiando, ed è cambiato in maniera radicale. Abbiamo di fronte un muro pieno di interrogativi e quindi dobbiamo sempre di più cercare di fare rete». Lo ha detto l’imprenditore Francesco Casoli in veste di presidente Aidaf (Italian Family Business), a margine de “Il talento nelle imprese familiari: un patrimonio per il futuro dell’Italia”. L’evento promosso da Piccola Industria Confindustria Marche, Piccola Industria Ancona e Aidaf al SeeBay Hotel a Portonovo (Ancona) ha mosso i passi dall’idea di affrontare il tema delle nuove sfide per il modello imprenditoriale delle aziende familiari.
In una situazione congiunturale segnata dalla crisi generata dalla pandemia, aggravata ulteriormente dai rincari energetici e di materie prime, secondo Casoli «bisogna prendere coscienza del fatto che insieme siamo più forti». «In Aidaf – aggiunge – abbiamo un buon network e soprattutto la possibilità di mettere insieme le aziende per far si che le aggregazioni siano reali».
Insomma secondo il presidente Aidaf «l’unione fa la forza» e il modello imprenditoriale incentrato su dimensioni più ridotte, come quello delle piccole e medie ma anche delle micro imprese, di cui il tessuto economico marchigiano è estremamente ricco, può essere «bello» se le imprese «hanno una loro nicchia e la possibilità di gestire il proprio mercato», ma anche di lavorare in rete.
«La chiave di volta? L’umiltà – spiega Casoli -, piedi per terra e cercare di aprire il fianco ai colleghi di condividere. La parola d’ordine per il futuro se vogliamo avere successo è condividere: idee, progetti e perché no anche aziende».
Tra gli interventi, quello di Roberta Fileni, vicepresidente e amministratore delegato Fileni Alimentare, la quale ha sottolineato l’importanza del talento nella storia imprenditoriale dell’azienda di famiglia, fondata dal padre oltre 50 anni fa, ed oggi guidata dalla imprenditrice insieme a suo padre e al fratello . «Il gruppo nel tempo – spiega – è diventato molto grande, grazie ad una struttura di managerizzazione di persone e di grandi talenti con cui riusciamo a governare una filiera molto lunga».
La pandemia e la guerra sono «sfide che dobbiamo cercare di gestire: lavorare in squadra e ipotizzando i tanti scenari che ci si può trovare costretti ad affrontare è di grande aiuto», conclude.
Secondo il presidente di Piccola Industria Confindustria Ancona, Diego Mingarelli, «il modello familiare negli anni si è saputo adattare ai cambiamenti» e «ha dimostrato una grande capacità di innovare. Noi marchigiani siamo leader di Pmi (piccole medie imprese, ndr) manifatturiere in Italia e abbiamo un livello di aziende pari al 12,1% ogni mille abitanti» un dato superiore a quello della media nazionale.
«Le Marche – aggiunge – hanno la capacità di sviluppare imprenditorialità familiare e queste imprese competono nei loro mercati e riescono ad eccellere nelle nicchie. Siamo in un momento cruciale e stiamo supportando queste aziende nel cambiamento: la continuità di impresa è un valore di coesione e sviluppo dei territori».
Il professor Paolo Morosetti, docente di Corporate Strategy e Strategic Management in Family Business – Università Bocconi ha spiegato che «la piccola media impresa anche in questo contesto storico ha una possibilità di sviluppo, posto che il settore in cui opera non sia sottoposto alle economie di scala». Sentito sui fattori che possono aiutare a preservare nel tempo questo modello imprenditoriale nonostante la situazione congiunturale, il docente ha annoverato «unicità strategiche tipiche del Made in Italy più difficilmente copiabili se riguardano settori come il design, la moda e anche la meccanica e poi una grande capacità organizzativa: una grande attenzione alla produttività per mantenere una certa competitività sui costi».
Accanto a questi due fattori secondo Morosetti è cruciale la capacità di innovazione: «Piccolo è bello – osserva – se riesce ad innovare il prodotto, il servizio e il modello, lavorando sull’innovazione del modello di business». Infine evidenzia che «le piccole e medie imprese competono bene nei segmenti alti del mercato: nel lusso, dove l’artigianalità e l’attenzione al particolare hanno una maggiore capacità di ascolto da parte del pubblico»