Ancona-Osimo

Tania Manarini, da Ancona al Messico per studiare «tartarughe e trappole ecologiche»

La ragazza, del quartiere di Tavernelle, ha vinto un dottorato e si trova attualmente in Bassa California: «Ho deciso di spendermi per gli altri» dice la volontaria della Vab Marche

Il gruppo di ricerca in Messico

ANCONA – Un’anconetana in Messico per studiare le tartarughe marine. Lei è Tania Manarini, marchigiana di Ancona, del quartiere di Tavernelle. Volontaria della Vab Marche, ora Manarini si trova dall’altra parte del mondo, con otto ore di fuso orario. A proposito di Vab Marche, i vertici dell’associazione, con sede ad Ancona, il 2 novembre, hanno organizzato una cena solidale con i volontari di Toscana, Emilia Romagna e Sicilia (e un funzionario di protezione civile della regione Sicilia). Un incontro per ritrovarsi dopo aver passato del tempo a Linguaglossa in provincia di Catania, nel mese di agosto, dove la Vab Marche ha aiutato nell’emergenza incendi (clicca qui).

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Tania Manarini, ricercatrice in Messico e volontaria Vab Marche (foto per sua gentile concessione)

Tornando alla ricercatrice Manarini, la ragazza, mente brillante formatasi all’UnivPm, l’Università Politecnica delle Marche, si è aggiudicata un dottorato su ´ambiente e territorio´ in Messico, in particolare Bassa California, «che – dice – non mi stancherò mai di ripetere anche legalmente è uno stato del Messico, sembra di essere isolati da qualsiasi altra parte dell’universo».

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Manarini, cosa prevede il suo progetto?

«L’argomento del mio dottorato sono le ´trappole ecologiche´ per le tartarughe marine che si creano a causa di cambiamenti dell’ambiente, sia climatici sia di origine antropica. Il dottorato prevede una serie di lezioni che devo seguire, sono lezioni molto pratiche che mi aiuteranno a svolgere il lavoro e a redigere gli articoli scientifici da pubblicare. Il programma si basa su un tipo di ecosistema che non è solo quello delle tartarughe in sé, ma in cui è coinvolta anche la parte socio-economica. Insomma, dobbiamo prendere in considerazione anche le comunità costiere e come queste convivono con le popolazioni di tartarughe annidanti».

Lo studio potrebbe essere adattato anche in Italia?

«Purtroppo in Italia non c’è un numero così elevato di “nidi” di tartarughe così grande da destare preoccupazione per quanto riguarda strutture turistiche. Per ora, ancora riusciamo a gestire gli spazi abbastanza bene. Gli unici studi che potrebbero avere campioni significativi per condurre ricerche sui cambiamenti climatici e le possibili trappole ecologiche che ne potrebbero derivare, sono studi che dovrebbero basarsi sulle tartarughe che utilizzano i nostri mari come fonte di alimentazione».

A che punto è lo studio?

«Siamo ancora all’inizio. Diciamo che per ora l’Italia non è il campione rappresentativo più adatto. Forse in futuro, se il numero degli esemplari aumenterà. Ciò che si può fare è gettare le basi per una metodologia di studio che in futuro possa essere applicata anche in Italia».

È anconetana da generazioni…

«Sì, sono nata e vissuta qui, a Tavernelle. La triennale in Biologia Marina l’ho fatta ad Ancona, poi la Magistrale in Biologia (curriculum Comportamento) a Firenze. I dati per la tesi magistrale li ho presi in Messico. I miei genitori hanno sempre lavorato molto, sono cresciuta con i miei quattro nonni che hanno plasmato questa mia gran passione per il mare. Fin da bambina ho sempre avuto una certezza, quella di voler passare la mia vita a studiare il mare. Crescendo, ho scelto l’istituto tecnico per le attività sociali (l’Istvas) proprio perché poi avrei voluto studiare Biologia Marina. Oltretutto, la facoltà era stata appena costruita a cinque minuti da casa mia».

La sua passione?

«Durante il mio percorso di studi mi sono appassionata alla sfera dell’etologia per cui ho scelto poi di iscrivermi alla facoltà di Biologia del Comportamento a Firenze (unica sede in cui c’era questo corso). Ho svolto la mia tesi in una piccola spiaggia dello Yucatan, la playa del Cuyo e da lì mi sono letteralmente innamorata del Messico».

E dopo la laurea?

«Ho svolto un po’ di lavori saltuari fino a quando sono arrivata al Consiglio Nazionale delle Ricerche di Ancona, dove ho lavorato per sei anni. Mi occupavo dell’impatto ambientale provocato da strutture portuali e off shore. Molto interessante sì, ma sentivo che mi sarebbe piaciuto tornare in Messico a lavorare con le tartarughe. È iniziato un periodo per me un po’ difficile perché non ero soddisfatta del mio lavoro e questo si ripercuoteva anche nella mia vita privata. Avevo molto tempo libero e un giorno ho pensato che avrei dovuto impiegare questo tempo per qualcosa che mi avrebbe fatto sentire meglio».

Cioè?

«Non c’è niente di meglio che aiutare qualcuno in difficoltà che ti ripaga con un sorriso. Per puro caso, ho scoperto la Vab Marche. È stato un amico di Viterbo a segnalarmela. Lui si trova in Protezione Civile da tanti anni. Gli chiesi consiglio e lui mi disse che la Vab era un’associazione molto valida e impegnata in più fronti. Ad ottobre dello scorso anno sono entrata e non credo che uscirò. Tornerò per circa un mese a Natale e già sto pensando a quali servizi posso partecipare. Ho trovato una famiglia, mi hanno accolto a braccia aperte. Ci sono molte persone molto diverse fra loro ma io penso che quando l’obiettivo è comune la distanza si accorcia. Lo rifarei altre cento volte».