ANCONA – Con una temperatura media massima di 29,5 gradi, ben 4,8 gradi in più rispetto alla normalità, le Marche sono la seconda regione più calda d’Italia, dopo la Sardegna. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Ministero delle Politiche agricole relativi al bilancio finale del mese di giugno che ha visto caldo record e un crollo delle piogge del 65 per cento nel confronto con la media stagionale.
Tra le province, la più “infuocata” si rivela Ancona, con una temperatura massima di 29,9 gradi (+4,6°) davanti ad Ascoli Piceno e Fermo con 29,7 gradi (+5,2°) mentre Macerata condivide con Pesaro una media di 29,5 gradi, seppur lo scarto rispetto al normale andamento del periodo sia stato maggiore (+4,9° contro +4,6°).
Il territorio più a secco, continua Coldiretti, è quello ascolano e fermano, dove è caduto il 79 per cento di pioggia in meno, contro il -74 per cento del Maceratese, il -67 per cento dell’Anconetano e il -54 per cento del Pesarese.
«Caldo e siccità – sottolinea la Coldiretti – sono un mix esplosivo che colpisce le colture e aumenta il rischio di incendi, mentre i fenomeni temporaleschi violenti, con nubifragi e grandinate, che seguono spesso l’afa non aiutano i terreni ma contribuiscono ad aumentare i danni».
Intanto continua la sofferenza delle coltivazioni, dai foraggi al mais, dal girasole agli ortaggi, con un aumento dei costi per gli agricoltori e cali fino al 20-30 per cento dei raccolti e della produzione di latte.
«I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio – spiega Tommaso Di Sante, presidente della Coldiretti Marche -. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, e ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Ma per salvaguardare il reddito delle nostre aziende occorre pure pensare a nuove forme di assicurazioni capaci di tutelare a 360 gradi le coltivazioni».