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Termovalorizzatore nelle Marche, Legambiente: «Scelta sbagliata»

«Stallo nella gestione ormai prossimo all’emergenza. L’impianto brucerebbe anche rifiuti che dovrebbero seguire un percorso migliore, di riciclo e recupero come l’economia circolare»

Marco Ciarulli, Legambiente
Marco Ciarulli, Legambiente

Il dibattito sempre acceso sul nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato recentemente in Giunta e che dovrà passare in Consiglio sta cementificando opinioni differenti. Legambiente interviene ribadendo alcuni concetti fondamentali per la gestione dei rifiuti ed evitare polarizzazioni dannose ai fini del dibattito.

«Prima di concentrarci sul termovalorizzatore, un impianto considerato in penultima posizione in termini di importanza dalla normativa sull’economia circolare – dichiara Marco Ciarulli Presidente di Legambiente Marche – dovremmo preoccuparci di quello che sta a monte nella gestione dei rifiuti, perché è evidente che ci mancano alcuni fondamentali importanti, non più derogabili in nome di una differenziata al 72%, soprattutto perché questi numeri non rappresentano il reale riciclo dei rifiuti raccolti, che in realtà sappiamo non arrivare al 50%».

Legambiente rimarca quindi l’importanza di una raccolta differenziata maggiormente strutturata ed efficace, come il Porta a Porta, affiancato da un sistema di tariffazione puntuale, che andrebbe ad incidere sulla qualità dei rifiuti raccolti e di impiantistica a supporto di questo sistema, evidenziando come questa strategia, applicata  in tutta la Regione potrebbe portare ad avere numeri di smaltimento che non giustificano la realizzazione di un termovalorizzatore.

«Sia tra il rifiuto indifferenziato che quello differenziato male, ci sono percentuali importanti di rifiuti ancora riciclabili, lo segnala lo stesso Piano dei Rifiuti – prosegue Ciarulli – e allora perché non massimizzare il riciclo di questi materiali prima che destinarne buona parte all’incenerimento? Nei prossimi anni sarà sempre più facile avviare a riciclo frazioni di rifiuti che fino a pochi anni sembravano impossibili da riciclare e già oggi è possibile riciclarne molti, dai prodotti assorbenti per la persona ai vestiti fino ai rifiuti elettrici ed elettronici. In questo modo, svilupperemmo un vero modello di economia circolare che potrebbe permetterci anche di aiutare l’economia locale, tra impianti di riciclo diffusi nella Regione e materia prima seconda commercializzabile. Solo una volta fatto tutto questo necessario lavoro, dobbiamo discutere di recupero energetico o smaltimento, che sono e dovranno diventare sempre di più soluzioni residuali e non centrali nella gestione dei rifiuti».

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