ANCONA – Giovanni Togni, 31 anni, agrichef e titolare dell’Antica fattoria a Santa Maria Nuova, dove abbina l’allevamento e la produzione di carne e olio di oliva alla ristorazione con annessa fattoria didattica, è il nuovo presidente di Terranostra Ancona. Noi di Centropagina siamo andati a conoscerlo meglio.
Togni, ci racconti un po’ di lei, com’è nata la passione per l’agricoltura e affini?
«Ho conseguito il diploma di perito agrario a Fabriano, un’opportunità per la mia crescita personale. Ho deciso però di intraprendere una strada diversa: dodici anni fa ho iniziato a lavorare nell’azienda agricola di famiglia, finiti gli studi ho rifiutato diversi lavori per esercitare lì, a fianco dei miei genitori. Ho messo a punto un progetto di allevamento degli animali in quell’azienda, progetto che si è ampliato nel corso degli anni».
Com’è nata l’idea di diventare agrichef?
«Sei-sette anni fa ho aperto l’agriturismo per far degustare le nostre produzioni. Ho tentato questa strada mosso dalla passione e perché in fondo la nostra tradizione è l’arte culinaria. Tre anni fa sono diventato agrichef e ho gestito il padiglione della Coldiretti all’Expo. Lì abbiamo fatto provare i piatti delle Marche ma soprattutto della provincia di Ancona che hanno riscontrato grande successo. Era agosto e ho proposto l’oca del batte, la famosa pasta con le interiora. L’anno scorso sono stato invitato a partecipare al primo corso nazionale per agrichef. Ne erano presenti uno per ogni Regione, io sono stato il primo delle Marche a prendere parte a questo corso di alta formazione che si è tenuto ad Ascoli Piceno, territorio scelto perché colpito dal sisma e dunque più sensibile e meritevole di essere attenzionato».
Qual è la filosofia dell’agrichef?
«La filosofia dell’agrichef è promuovere le produzioni locali attraverso i piatti nostrani. Mi piace definirci “cuochi di campagna”. I piatti che propongo raccontano il mio territorio: ad esempio, ad Alice tv ho portato un piatto con il ciauscolo e con esso ho raccontato il suo territorio, Visso».
Cosa si propone di fare ora in veste di presidente?
«Come nuovo direttivo della Provincia andremo a promuovere proprio questo, il nostro territorio attraverso i piatti, miglioreremo le attività esistenti e formeremo i nuovi attori: la tradizione deve essere al primo posto ma serve innovazione. Puntiamo sui giovani, il direttivo è composto da under 40, perché serve più apertura mentale e più entusiasmo. Il primo obiettivo sarà creare un opuscolo con l’elenco delle attività che ogni singola azienda della provincia dorica mette in atto, per fare promozione e pubblicità. Poi innoveremo gli aspetti burocratici, una bella sfida in cui mi cimenterò. Ci siamo dati il primo appuntamento a settembre per tracciare le linee guida».
Cosa manca oggi nel settore?
«Da buoni marchigiani c’è poco spirito di collaborazione. Eppure la comunicazione deve essere un punto cardine. Per questo punteremo anche a creare un collegamento forte tra l’azienda agricola a vendita diretta e l’azienda agrituristica».