ANCONA – Il terremoto di una settimana fa ha riproposto anche il problema degli anziani che vivono da soli: alcuni hanno trovato ospitalità presso i parenti, altri sono aiutati dagli assistenti sociali del Comune. Ma è difficile riuscire a scovare e aiutare anche chi, per abitudine o paura, preferisce rimanere da solo a casa sua, magari in un’abitazione lesionata, nonostante il terremoto e i conseguenti pericoli.
Il tema degli anziani, e più in generale la situazione degli sfollati, li spiega l’assessore Emma Capogrossi, che ritrae la situazione a sette giorni dal sisma: «In accordo con la Protezione Civile abbiamo istituito immediatamente, prima presso il PalaRossini poi presso il PalaIndoor, un punto d’ascolto dalle 9 alle 12 e dalle 20 alle 23, con assistenti sociali che hanno effettuato dei colloqui con le famiglie che arrivavano in struttura, come prima accoglienza. Questo per poter capire ogni singola esigenza e poi dare una risposta su misura delle diverse necessità».
«Al momento – prosegue Emma Capogrossi – tutte le trentatré persone che si sono rivolte a noi per l’accoglienza, perché avevano alloggi lesionati – attraverso le segnalazioni che ci sono giunte dai Vigili del Fuoco che hanno effettuato e continuano a effettuare le verifiche – sono ospitate tutti in B&B, in pensione all’Albergo Cantiani e in altre sistemazioni. Abbiamo avuto una disponibilità straordinaria dalla residenza per anziani del gruppo Zaffiro, quella vicino ai Cappuccini, alle Grazie, che aveva un piano libero e ce lo ha messo a disposizione per l’emergenza. E abbiamo due anziani particolarmente provati dall’esperienza del terremoto temporaneamente accolti nella residenza Benincasa».
Per quegli anziani che non si fanno vedere spesso, che abitano da soli, che magari non hanno una famiglia vicina o presente, la questione può essere più complessa: «Da ieri abbiamo un assistente sociale al Coc, al Coordinamento operativo comunale per l’emergenza, in modo da capire man mano che arrivano le telefonate quali sono le situazioni da gestire. Abbiamo anche il Pronto intervento sociale, un servizio aperto anche quando gli uffici sono chiusi, contattabile dunque in qualsiasi momento, anche di notte, per situazioni estreme o per particolari fragilità. Un numero già noto e utilizzato anche per la pandemia, che è lo 071.54488. Per il resto abbiamo un certo numero di anziani in carico ai servizi sociali proprio per le loro particolari condizioni. Sono oltre 150 quelli che seguiamo anche con il servizio di assistenza domiciliare. Poi siamo in contatto con l’Asur, altro punto di riferimento importante che conosce le fragilità del territorio e che ci segnalano le situazioni che vanno gestite».
E per l’anziano che vuole a tutti i costi rimanere a casa sua «se lo segnala e ha bisogno di qualcosa – conclude Emma Capogrossi – noi ci siamo, come abbiamo fatto anche durante la pandemia, quando abbiamo fatto pervenire a domicilio spesa o farmaci o siamo intervenuti per la cura e l’assistenza della persona».