Ancona-Osimo

Terremoto, Ancona si sveglia con la paura. «Un boato e poi calcinacci che cadevano», il racconto dei cittadini

Il racconto e le reazioni di chi a quell'ora era già al lavoro ed è stato sorpreso dalla doppia scossa

Corso Garibaldi ad Ancona, pieno di gente (foto d'archivio)

ANCONA – La città s’è svegliata con la paura, quella dei giorni peggiori. La doppia scossa ha fatto riversare molta gente per strada, qualcuno anche in pigiama, in pieno centro come ovunque, anche se a quell’ora molti già lavoravano o erano comunque già in movimento. «Una sensazione come quella di stamattina non l’ho mai provata – racconta Pino del bar La Pantera Rosa in via XXIX settembre -. Ho 58 anni, ho vissuto anche il terremoto del 1972 ma come stamattina no, una botta così al pianterreno non l’ho sentita mai. E sono ancora un po’ impaurito. Qui sono cascate solo scatole di cioccolatini, fortunatamente, mentre il bricco del latte andava a spasso per il bancone. Una sensazione davvero brutta. A quell’ora per fortuna non c’era nessuno».

«Stavo inserendo la chiave nella porta – spiega Andrea della tabaccheria Ricciotti di corso Garibaldi – ed è sembrato come se la porta sfuggisse, un grande boato, mi sono girato e venivano giù calcinacci dai palazzi, le porte dei negozi che sbattevano. Una brutta esperienza. Le scosse forti, in passato, le ho tutte vissute qui in negozio e questa, francamente, m’è sembrata molto più forte di quelle precedenti. In un secondo la gente s’è riversata per strada, anche in pigiama, ma è la prima volta che vedo calcinacci per il corso». «Ero ancora a casa e il terremoto al terzo piano s’è sentito molto bene – aggiunge Cristina della tabaccheria Crippa di corso Garibaldi – qui in negozio sono caduti solo un po’ di tabacchi, ma fuori diversi calcinacci. E tanta, tanta gente gente in giro, per il viale e per il corso».

«Ero già nel locale, da solo perché apriamo un po’ più tardi – spiega Fabio del bar caffetteria Bàgolo di via Castelfidardo – sinceramente all’inizio pensavo che fosse un camion che passava, poi ha cominciato a vibrare tutto forte e ho capito. Sono reduce anche da Cento, in Emilia, nel 2012, altra botta forte, ho imparato la lezione e mi sono messo sotto l’architrave. Fuori la ragazza stava allestendo il dehor e l’ho rassicurata, come bisogna fare in questi casi. Abbiamo ritardato un po’ l’apertura perché c’erano dei piccoli calcinacci da ripulire. E dopo tanta gente, forse a cercare un po’ di conforto, tutti a parlare del terremoto. Mai fatte così tante brioche al cioccolato in vita mia. In questi casi la gente ha bisogno di coccolarsi».