ANCONA – Migliorare la gestione dell’emergenza e lavorare sulla prevenzione. Sono le priorità evidenziate dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli in visita domenica 13 ottobre ad Ancona e Falconara Marittima in occasione di “Io non rischio”, la campagna promossa per diffondere la cultura della prevenzione e sensibilizzare sul rischio sismico, alluvionale e di maremoto.
Borrelli, parlando del terremoto che ha colpito nel 2016 Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, ha dichiarato «avremmo potuto e dovuto fare meglio ma non è semplice mettere in sicurezza le costruzioni». Il capo della Protezione civile ha sottolineato la necessità di una «migliore gestione dell’emergenza» e di una «legislazione che preveda immediatamente la ricostruzione».
Sulla proroga dello stato di emergenza, il cui termine è previsto il 31 dicembre, si è espresso dichiarando di ritenerla un atto dovuto e che il governo sta lavorando su questo fronte. Borrelli ha poi sottolineato l’importanza della prevenzione tramite interventi di riduzione del rischio sismico degli edifici nell’ambito del quale si può usufruire del sisma bonus.
Per quanto riguarda la muffa nelle Sae (Soluzioni Abitative Emergenziali), criticità evidenziata da alcuni residenti delle aree del cratere, Borrelli ha assicurato che verranno eseguiti controlli e che gli eventuali difetti verranno sistemati.
IL GRIDO DI AIUTO DEI COMITATI
Intanto il coordinamento dei Comitati Terremoto Centro Italia si era espresso all’indomani della proroga della busta paga pesante manifestando la sua delusione per la soluzione adottata che «rimanda di un paio di mesi la restituzione dell’Irpef sospesa». «Il problema viene solo posticipato, ma senza trovare soluzioni: una prassi tristemente consolidata in questi tre anni», hanno dichiarato i Comitati precisando che «la proroga non comprende i contributi previdenziali per le imprese: un segno di totale disattenzione per chi cerca di lavorare per una ripresa economica nei territori terremotati».
I Comitati avevano dichiarato: «Vogliamo pagare ma con modalità dignitose. Noi non possiamo più perdere tempo o peggio viverlo nell’angoscia della continua incertezza». Ad incombere sui terremotati del Centro Italia a fine anno, oltre all’incertezza di non sapere se verrà prorogato lo stato di emergenza, il cui termine è fissato al 31 dicembre 2019, c’è anche la ripresa dei pagamenti delle utenze e delle rate dei mutui, «anche sulle case che ormai sono ridotte a cumuli di macerie».
«Siamo finiti in vari troppi decreti “Decreto Genova”, poi nello “Sblocca cantieri”: ai terremotati del Centro Italia, più di 580 mila le persone residenti, migliaia e migliaia di proprietari di seconde case, nel cratere tra Marche Umbria, Abruzzo e Lazio, non è stata riservata l’attenzione di un provvedimento ad hoc nonostante i 300 morti del 24 agosto e le scosse sismiche più forti degli ultimi cento anni che hanno colpito il cuore dell’Italia, le nostre aziende agricole, le nostre botteghe, le nostre imprese, la nostra storia. Le nostre vite. Dei 22 miliardi stanziati per la ricostruzione del Centro Italia ne sono stati utilizzati appena 200 milioni, secondo le ultime stime. Più di 3800 famiglie vivono nelle Soluzioni Abitative di Emergenza, consegnate mediamente un anno e mezzo dopo il terremoto, attendono di rientrare a casa, più di 1000 persone del cratere sono ancora negli alberghi e nelle strutture ricettive. Ci sono 50 mila sfollati mentre ci sono ancora quasi 800 mila tonnellate di macerie da rimuovere, come scriveva il Commissario Farabollini alla vigilia del terzo 24 agosto».
I Comitati avevano poi puntato il dito contro la lentezza che sta attanagliando una ricostruzione che non è mai partita: «Per la ricostruzione ci sono 114.000 schede di agibilità e danno ancora da visionare: stando al trend attuale ci vorranno cento anni per smaltire le pratiche per la ricostruzione degli edifici danneggiati. Tempi troppo lunghi perché nel frattempo sarà fallita la ricostruzione più importante, quella sociale ed economica dei paesi».
La deputata del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni intervenendo sulla questione ha dichiarato: «L’intervento urgente sulla proroga della cosiddetta “busta paga pesante” è stato fatto su richiesta del territorio e in forma urgente nel primo decreto utile che potesse uscire in Gazzetta prima del 15 ottobre. Non si poteva aspettare altro tempo vista la scadenza imminente. Nulla toglie che il governo possa fare un ulteriore decreto per le aree terremotate per recepire le diverse richieste che vengono dal territorio. Il governo ha tutte le intenzioni di valutare e accogliere queste richieste. Ma essendo proposte con aspetti diversi su come affrontare una stessa problematica, non è un lavoro così immediato da fare in pochissimi giorni, come non è così immediato trovare ulteriori fondi in procinto di una legge di bilancio».