ANCONA – Irregolarità su appalti e subappalti delle casette d’emergenza per i terremotati, slitta di quattro mesi l’udienza preliminare per decidere se mandare a processo o meno funzionari della Regione, dell’Erap e diversi responsabili delle società coinvolte.
C’è da attendere ancora per lo scandalo Sae e l’inchiesta del pm Irene Bilotta. Diciannove le persone fisiche implicate e 15 le aziende (tre sono marchigiane, della provincia di Pesaro e Urbino) che rischiano il rinvio a giudizio per truffa, falso, abuso di ufficio e frode nelle pubbliche forniture. Per difetti di notifiche, riscontrate da alcuni parti coinvolte nel procedimento, la gup Francesca De Palma ha dovuto rinviare l’udienza preliminare al prossimo 7 febbraio.
Anche se solo in forma orale c’è chi ha già preannunciato la volontà di chiedere di essere giudicato con un rito alternativo. È il caso di Giorgio Gervasi, presidente del consorzio Arcale a cui venne affidata la realizzazione delle casette. Il suo avvocato Gabriele Cofanelli ha detto che chiederà l’abbreviato condizionato alla perizia sulla regolarità dei contratti. Il responsabile di una società chiederà la messa alla prova. Intenzionato invece ad andare a dibattimento David Piccinini, capo della Protezione civile, difeso dall’avvocato Alessandro Lucchetti. Era Piccinini che firmava il via libera alle fatture delle ditte per procedere poi ai pagamenti. Stando alle accuse ci sarebbero stati appalti e subappalti affidati a ditte impegnate nella ricostruzione per il sisma 2016 senza però verificarne i requisiti come la certificazione antimafia. Un periodo in cui c’era da fare in fretta, le famiglie aspettavano e le casette tardavano ad essere consegnate. Oltre a Piccinini rischiano il processo altri due incaricati di seguire il terremoto: Lucia Taffetani (Erap di Macerata), direttrice dell’esecuzione per la fornitura e posa in opera delle Sae e Stefano Stefoni, di Civitanova, responsabile unico del procedimento.