Ancona-Osimo

Tommaso Marini, il numero 1 del fioretto: «Che gioia Parigi, ma adesso crescono le responsabilità»

Il campione del mondo di fioretto, l'anconetano del Club Scherma Jesi, ha centrato nella capitale francese un oro dai molteplici significati: lo abbiamo intervistato

Tommaso Marini

ANCONA – È atterrato ieri da Parigi con un nuovo carico di responsabilità, da affrontare con la consueta leggerezza: nello scorso weekend Tommaso Marini ha conquistato la medaglia d’oro nella tappa di Coppa del Mondo di fioretto maschile, in un confronto tutto italiano, visto che in finale c’è approdato insieme a tre compagni di squadra azzurra. La Coppa a Parigi ha regalato all’anconetano del Club Scherma Jesi anche un’altra certezza: quella della qualificazione con l’Italia del fioretto maschile alle prossime Olimpiadi, che sarebbe già di per sé un traguardo di tutto rispetto se l’atleta in questione non fosse anche il campione del mondo, titolo conquistato da Marini lo scorso anno a Milano.

Sveglia, colazione, allenamento, pranzo, riposo, di nuovo allenamento fino alle 20.30, e poi ancora cena e a letto, nell’attesa di una nuova giornata che si ripete: è la vita dura e semplice di Tommaso Marini che dopo l’operazione alla spalla della scorsa estate, a Parigi è tornato, semplicemente, il numero uno. Che nell’anno olimpico assume un significato di grande rilevanza: «È stata una grande soddisfazione tornare a vincere – racconta –. Specie in casa dei francesi, anche se poi contro di loro con la squadra abbiamo perso. I francesi, quando hanno visto che nella gara individuale, sul podio, eravamo quattro italiani, hanno staccato la diretta, impedendo a tanti italiani di seguire la finale. Forse gli abbiamo dato un po’ fastidio. Meglio così».

Seriamente ma un po’ anche per scherzo: Tommaso Marini vive così, con serenità e consapevolezza questo momento importante della sua carriera, con la certezza del fatto che i prossimi mesi saranno altrettanto duri, anche con la qualificazione alle Olimpiadi già in tasca: «Sarà importante continuare a fare bene, per il ranking, per la sicurezza personale, sicuramente dobbiamo ancora lavorare tanto. Esserci è comunque una bella cosa, ci siamo tolti un piccolo peso, anche se sapevamo che ci saremmo qualificati. Quattro italiani e due italiane sul podio: significa che stiamo lavorando bene, che l’Italia è sempre un passo avanti, che ha un qualcosa che le altre nazioni non hanno e che ci stanno cercando di sottrarre, cioè i tecnici italiani. In questo, nei maestri, siamo molto più avanti rispetto ad altri. Ma attenzione: non è mai scontato vincere».

Essere il numero uno del fioretto maschile, in ottica olimpica, è un onore ma anche un onere, una responsabilità ma anche un’opportunità: «Sicuramente mi fa piacere e sono felice di poter essere una delle punte di diamante della scherma italiana – prosegue Marini –. Però ogni cosa ha due lati, e c’è anche quello relativo alla responsabilità. Le persone si aspettano sempre qualcosa da me e devo imparare a gestire bene tutto questo meccanismo. Devo imparare. Con calma, ma non troppa». Già, perché l’anno olimpico correrà veloce verso le pedane di Parigi: Marini parteciperà alla prossima tappa di Coppa del Mondo a febbraio a Torino, sempre a febbraio al Cairo, quindi a marzo a Washington, poi un altro paio di appuntamenti prima degli Europei di giugno. E poi tutto si volgerà solo ed esclusivamente in direzione dei cinque cerchi, all’ombra della Tour Eiffel, quelli pe cui la sfida si fa più importante e severa, estrema, ma anche estremamente gratificante. Perché può valere un posto nel firmamento sportivo di chi ha scritto una pagina di storia della propria disciplina e del proprio Paese.