Ancona-Osimo

Torna El Carnevalò di Ancona. Da Mosciolino a Lu Sfrigne, ecco le maschere della tradizione marchigiana

Dopo tre anni di stop causa covid, torna il celebre appuntamento in maschera. Intanto, abbiamo indagato sulla storia di Mosciolino e Burlandoto. E la maschera di Papagnoco potrebbe avere un parente nel Veronese...

El Carnevalo' di Ancona (foto di repertorio)

ANCONA – Dopo tre anni di stop (causa covid), riparte il Carnevalò di Ancona. Ad annunciarlo, è l’assessore alla partecipazione democratica, Stefano Foresi: «Siamo contenti di poter finalmente riproporre alla città questo appuntamento attesissimo da grandi e piccini e che fa parte delle nostre tradizioni – spiega –. Un momento di festa da vivere insieme dopo le difficoltà degli scorsi anni. Un’attenzione particolare la rivolgeremo ai più piccoli che avranno modo di festeggiare appieno il carnevale».

Se dall’amministrazione si sta ancora lavorando ai dettagli per il tanto atteso evento (che avrà luogo il 19 febbraio), quel che è certo è che coinvolgerà centinaia di maschere. Sfileranno nel centro di Ancona, attraversando l’intero corso Garibaldi.

Mosciolino, di Ancona

Il programma, in via di completamento, prevede una partenza alle ore 15.30. Si marcerà nel cuore della città, tra i negozi e le vetrine dei vicoli. Alle 16.30, poi, l’appuntamento è in piazza Cavour: sul palco (che sarà allestito a breve) saranno proposti una serie di eventi, così da concludere la festa al tramonto, con lo spettacolo delle fontane danzanti.

Un evento, questo, che richiamerà non solo gli adulti, con maschere più o meno belle e originali, ma anche (e soprattutto) i bambini. L’odore di castagnole, frappe, chiacchiere e arancini sembra già di sentirlo. Così come vedremo i coriandoli che coloreranno un’atmosfera già magica con bolle di sapone, Arlecchini e Pulcinella.

Non solo loro, chiaramente. Già, perché le Marche hanno una propria tradizione persino in fatto di maschere. Se nell’Ottocento dall’armadio carnevalesco uscivano i costumi di Papagnoco e Burlandoto, oggi c’è il più moderno Mosciolino. Il richiamo – l’avrete intuito dal nome – è ovviamente ai “moscioli de Portonovo”, per dirla in gergo locale e cadere nel dialetto…

Ad Ancona, Mosciolino va davvero forte: il costume sarebbe stato disegnato dal grafico Andrea Goroni, nel 1999. Per chi non è originario di Ancona, il mosciolo è una cozza selvatica (non d’allevamento), che viene raccolta nella zona di Portonovo, il tratto di mare che va da Ancona a Sirolo.

All’origine di Mosciolino, maschera di Carnevale di Ancona

Anche il Carnevale, qui ad Ancona, è stato ribattezzato con uno slang tipico della zona, tanto che la gente lo chiama El Carnevalò, che starebbe a significare Il Carnevalone (o, Il grande Carnevale). Il costume di Mosciolino può essere acquistato non solo nei negozi della città, ma pure su internet. C’è addirittura chi si azzarda a realizzarlo in casa, ma attenzione a rispettare le usanze e i colori di Mosciolino.
E se mai vi fosse chiesto quale sia la particolarità che lo contraddistingue, beh, ecco la risposta: secondo la leggenda, Mosciolino ha l’aria di un ragazzino scanzonato, un burlone che vaga per la città. Il suo aspetto è buffo e simpatico, con delle orecchie pronunciate e un po’ a punta, quasi come quelle dei folletti, con un naso leggermente schiacchiato e all’insù.

Quando indossate il costume, attenzione all’interpretazione: a Carnevale, ogni scherzo vale solo se Mosciolino ha uno sguardo birichino. I vestiti, dicevamo: maglia e calzamaglia sono giallo ocra. Un giallo non fluo, ma alquanto scolorito, come rovinato dal sole. Sotto, potete indossare una casacca senza maniche. Casacca che all’inizio era azzurra con due bande ondulate bianche e bordate di giallo oro, ma che ora qualcuno decora con alghe verdi e pezzi di rete da pesca.

Mosciolino, un orfanello che viveva al Passetto mangiando moscioli. Nella foto, la spiaggia del Passetto

Sul margine inferiore, spuntano mezzi gusci di mosciolo (il mitile di cui parlavamo). Insomma, Mosciolino sembra appena uscito dall’acqua del Passetto o – se preferite – di Portonovo. In testa, potete indossare un berretto lungo, azzurro, con una banda simile a quella della casacca. Sulla punta del cappello, ecco un altro mosciolo intero, o un pesciolino rosso. Rosso come le scarpe ai piedi.
Si narra che Mosciolino fosse un orfanello che si sfamasse proprio nella spiaggia del Passetto, mangiando costantemente i celebri moscioli di Ancona.

Maschere marchigiane: Papagnoco, Burlandoto e non solo

Nelle campagne, invece, troviamo Papagnoco, un contadino moralista e a tratti bigotto.
Il suo nome, in realtà, ricorda la più famosa maschera veronese, chiamata Papà del Gnoco, un golosone del nord Italia, con una lunga barba bianca che si muove a cavallo di una mula. Che vi sia un qualche legame di parentela tra il nostro Papagnoco e il veronese Papà del Gnoco? Chissà…

La maschera di Vulon (fonte web)

Intanto, però, Papagnoco potrebbe conoscere il marchigiano Burlandoto, l’altro costume che un tempo, nelle Marche, andava per la maggiore. Burlandoto, al contrario degli altri due, era una persona più seria. Sembra infatti fosse quasi come un agente dell’agenzia delle dogane.
Era difatti un addetto ai dazi, insomma controllava le merci che arrivavano in città. Magari – chissà – proprio dal porto di Ancona. Ma le Marche sono una terra grande e se ad Ancona ci sono Mosciolino, Papagnocco e Burlandoto, a Pesaro spuntano Rabachen e la Cagnera.

A Fano, invece, c’è Vulon, il cui aspetto ricorda l’attore Charlie Chaplin. Lui – elegantissimo col suo abito scuro e il cilindro in testa – rappresenterebbe le persone con un complesso di superiorità nei confronti delle altre.

Ad Ascoli, infine, c’è il poverello che non arriva a fine mese e che si ritrova perciò in strada, ricoperto di stracci. Un allegro straccione – per così dire – che si è sempre chiamato Lu Sfrigne.