ANCONA – «Il rispetto delle norme sanitarie non preclude l’esercizio del pensiero, irrinunciabile per poter affrontare le vicissitudini della vita». Ne è convinto il prof. Giancarlo Galeazzi, ideatore del Festival del Pensiero Plurale che, con tre appuntamenti in streaming, vuole dare il proprio contributo per affrontare la difficile situazione dell’emergenza che stiamo vivendo.
Dopo lo stop della primavera scorsa alla 24esima edizione de “Le Parole della Filosofia”, a causa del covid-19, e in attesa della prossima edizione del festival che nel 2021 sarà dedicata al filosofo Giulio Giorello, gli organizzatori hanno infatti deciso di recuperare due appuntamenti precedentemente programmati, a cui è stata aggiunta una terza iniziativa che si terrà il 27 novembre, legata alla attuale situazione pandemica. Domani, dunque, si terrà l’incontro a più voci intitolato Simposio sul tempo del Covid-19, Confini e orizzonti “La virtù di rinascere”, al quale parteciperanno i filosofi Paolo Ercolani dell’Università di Urbino e Paola Mancinelli, dell’Università di Perugia, il professor Paolo Clini e la poetessa Gabriella Cinti. L’incontro sarà anche l’occasione per la presentazione del libro “Confini & Orizzonti: Covid-19 trentacinque voci per trentacinque giorni”, pubblicato dall’editrice Theta Edizioni di Raffaella Scortichini e Agnese Ausili.
D’intesa con l’Associazione organizzatrice Ventottozerosei, saranno invece recuperati due eventi, in programma nei mesi scorsi ma sospesi a causa del covid: “Embodyphilosophy” con Simona Lisi il 3 dicembre, realizzata in collaborazione con il Festival Cinematica, e “Debate Filosofico” con gli studenti del liceo scientifico-Cambridge International dell’Istituto di Istruzione Superiore “Savoia-Benincasa” di Ancona il 14 dicembre.
«In questo modo – spiega il prof. Giancarlo Galeazzi – il festival del pensiero plurale vuole contribuire ad affrontare la difficile situazione cui siamo costretti: insieme con il rispetto delle norme sanitarie, appare importante anche l’esercizio del pensiero, irrinunciabile per poter affrontare le vicissitudini della vita. Seppure non in presenza ma a distanza, il festival continua a suggerire piste di riflessione e a mettere a disposizione momenti di confronto, aspettando di poter tornare a incontrarci personalmente in quel rapporto culturale diretto che dura da 25 anni e che ha reso Ancona città ospitale della filosofia nelle sue diverse declinazioni».
La prossima edizione del festival, la 25esima, sarà invece dedicata al filosofo Giulio Giorello, che avrebbe dovuto inaugurare gli incontri a febbraio 2020 ed è deceduto a causa del covid-19. «Giorello ha partecipato più volte e con successo alle “Parole della filosofia”, – ricorda Galeazzi – su temi di epistemologia (“cosmologia” e “ricerca”) o di costume (“tradimento”), come peraltro ad altre iniziative, cui lo avevo invitato. Io lo definirei un “interprete di un nuovo umanesimo”, in quanto in lui le cosiddette “due culture” – scientifica e letteraria – avevano trovato la loro conciliazione; anzi la conciliazione avveniva tra molteplici culture, perché in lui si aggiungevano la cultura mediatica e sociale, la cultura dei fumetti e dei miti. Con ciò Giorello corroborava una mia convinzione, vale a dire che l’umanesimo non è da identificare con un contenuto culturale, quello classico, ma dipende dal tipo di approccio che con un contenuto s’instaura, per cui ciò che conta è coltivare in sé e negli altri l’umanità non solo come codice biologico ma come paradigma assiologico.
Questo esercizio di umanità lo portava a una impostazione dialogica e non ideologica: così il propugnatore della laicità era contrario al laicismo, il difensore della scienza si opponeva allo scientismo, il difensore della libertà aveva il senso del limite, il sostenitore dell’ateismo aveva da imparare da un cardinale. Affabile conversatore, aveva la capacità di intervenire sui più disparati argomenti, mai però con la supponenza del “tuttologo”, bensì con la vivacità e la vitalità del “curioso”: ancora un atteggiamento tipico di quell’umanesimo che trovò nel Rinascimento una espressione emblematica, e che Giorello ha saputo rinnovare per il nostro tempo coniugando insieme conoscenza e solidarietà».