ANCONA – «Oltre l’80%» dei campioni analizzati dal Laboratorio di Virologia di Torrette è positivo alla variante Delta. Lo fa sapere il virologo Stefano Menzo, primario del laboratorio degli Ospedali Riuniti di Ancona. «Ormai sono rari i casi di variante Inglese e altre, la stragrande maggioranza è variante Delta. Resiste ancora una sacca di variante Inglese nell’entroterra dell’Anconetano, e basta».
Una mutazione, la Delta, che nell’ultima settimana nelle Marche ha fatto registrare 300 nuovi casi positivi al virus covid-19, con una crescita del 33% di contagi rispetto alla settimana precedente. Parallelamente però non è incrementato il numero degli accessi ospedalieri, né quello dei decessi.
Proprio ieri in Inghilterra, nonostante l’incremento dei contagi, ha messo in campo un allentamento delle misure restrittive con il Freedom Day: niente più mascherine al chiuso e sui mezzi di trasporto, pub e discoteche aperte senza limiti di capacità. Ma sulla questione il virologo è critico: «Gli anglosassoni evidentemente non hanno interesse a tutelare i loro anziani: sono disposti ad avere un centinaio di morti al giorno, fra le persone non protette, pur di fare tutto quel che vogliono».
Un’iniziativa, quella del governo inglese, «che aggraverà tutte le procedure per il sistema sanitario», spiega, mentre sul rischio di eventuali ripercussioni per gli altri Paesi afferma: «Speriamo che gli inglesi vengano in qualche modo controllati: del resto hanno voluto la Brexit, quindi possiamo anche controllarli un po’ meglio quando vengono in Europa».
L’importante è vaccinarsi, sottolinea il primario, ma «in Italia la vaccinazione non riscuote successo: è vero che i vaccini sono un po’ indeboliti da questa variante (Delta, ndr), ma comunque funzionano, quindi sarebbe meglio vaccinarsi».
Che ne pensa dei camper vaccinali che saranno messi in campo a fine mese nelle Marche? «Qualsiasi iniziativa per vaccinare va benissimo, ma occorre proporre anche sanzioni per chi non si vaccina, e incentivi consistenti per le persone che scelgono di vaccinarsi, altrimenti il rischio è di non ottenere risultati».
Qual è a suo parere la via giusta? «Quella della Francia con il green pass mi sembra ragionevole: rendere la vita difficile dal punto di vista burocratico a chi non si è vaccinato. Un green pass esteso a tutte le attività quotidiane delle persone, così da incentivare alla vaccinazione, visto che non vogliamo obbligare nessuno».
Lo estenderebbe anche ai lavoratori il green pass? «Qualsiasi iniziativa che si configuri come un disincentivo a non vaccinarsi va benissimo, e occorre superare il problema della privacy, che si era posto, sul venire a conoscenza di chi si è vaccinato e chi no: mi sembra come nascondersi dietro ad un dito».