Ancona-Osimo

Tragedia di Corinaldo, l’avvocato: «Il peperoncino non elimina le responsabilità dei gestori»

Il legale ha commentato i primi esiti delle perizie del Racis che confermano la presenza dei capsacinoidi (molecole contenute nello spray) nel pavimento all'interno della Lanterna Azzurra. Sistema di sicurezza e autorizzazioni della rampa restano i punti nodali della vicenda

Il sopralluogo alla Lanterna Azzurra di Corinaldo
Il sopralluogo alla Lanterna Azzurra di Corinaldo (Immagine di repertorio)

ANCONA – «Sistema di emergenza e autorizzazioni della rampa». È questo ad aver scatenato la trageda di Corinaldo, «la presenza del peperoncino non elimina le responsabilità dei gestori del locale». A dirlo è l’avvocato Corrado Canafoglia che sta assistendo una trentina di ragazzi che la notte tra il 7 e l’8 dicembre scorso si trovavano all’interno della Lanterna Azzurra, il locale dove hanno perso la vita 5 adolescenti e 1 mamma.

Il legale ha commentato i primi esiti delle perizie svolte dal Racis e consegnate sul tavolo della Procura di Ancona giovedì (14 marzo). I 118 campioni analizzati dal raggruppamento dei carabinieri che effettuano le investigazioni scientifiche, hanno sostanzialmente confermato la presenza dello spray al peperoncino nel pavimento del locale, in concentrazione superiore vicino all’uscita di sicurezza che dava sulla rampa crollata sotto il peso della calca.

«I primi esiti delle perizie non spostano il punto della questione, ovvero il fatto che il sistema di sicurezza e di emergenza dovevano funzionare – spiega l’avvocato Canafoglia – Il peperoncino è solo la causa che ha scatenato la fuga improvvisa dei ragazzi che in realtà avrebbe potuto generarsi anche per altri motivi, come una lite, un principio d’incendio, un movimento inconsulto della massa».

Corrado Canafoglia
L’avvocato Corrado Canafoglia

«Occorre concentrasi sulle modalità di gestione dell’emergenza e su quelle che sono le problematiche legate alle autorizzazioni della maledetta rampa. Il sistema di sicurezza in quanto tale deve salvare la vita delle persone che non possono morire accasciate perché non riescono a trovare uno spazio di uscita» incalza il legale.

«La presenza del peperoncino non elimina le responsabilità dei gestori del locale perché il momento critico è stato proprio quello nella fasce di uscita dal locale».

Il legale si interroga anche su come sia stato possibile che «una bomboletta di quelle dimensioni possa aver causato i sintomi alla quantità di ragazzi che hanno accusato il problema», ovvero difficoltà respiratorie e lacrimazione.

I ragazzi chiedono giustizia, così come i familiari delle vittime di quella tragica sera, che proprio ieri hanno incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ad Ancona per il cinquantennale dell’Università Politecnica delle Marche. Proprio rivolgendosi loro l’avvocato Canafoglia spiega che «bisogna capire che l’indagine è molto complessa e occorre quindi dare il tempo ai magistrati di svolgere il loro lavoro, un lavoro fatto con tutti gli accorgimenti del caso, anche se capisco per chi ha perso un figlio non sia facile».