Ancona-Osimo

Travolto alla fermata del bus: ha riaperto gli occhi il nigeriano che ha perso le gambe

Il 40enne è ancora ricoverato in Rianimazione. Lavorava come bracciante nei campi e non è regolare sul territorio italiano. Ha una bimba di quattro mesi. Solo oggi ha saputo che il suo investitore è morto

L'auto finita fuori strada
I seggiolini distrutti dall’impatto

ANCONA – Legge la bibbia e fino a questa mattina non sapeva che il suo investitore è morto poco dopo l’incidente. Ha riaperto gli occhi, le sue condizioni sono stabili, ma è ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione il nigeriano di 40 anni, travolto in piazza Ugo Bassi, il 14 novembre, da una Suzuki Wagon. L’uomo ha subito l’amputazione di entrambe le gambe. Alla guida dell’auto c’era un 67enne anconetano, Massimo Tucci, morto durante il trasporto in ospedale (leggi l’articolo). La vettura, dopo il malore del conducente, era piombata come una scheggia impazzita nell’area pedonale dove si trovano le fermate degli autobus. L’auto era finita contro un pensilina che dà le spalle alla farmacia della piazza. Seduto sui seggiolini di legno c’era il 40enne che aspettava il bus per arrivare in stazione. Il nigeriano era stato preso in pieno dalla vettura e dopo un intervento chirurgico ha perso tutte e due le gambe. È papà di un bimbo di 4 mesi e la moglie, che vive a Rimini è venuta ad Ancona dopo il dramma.

L’uomo in ospedale è stato sottoposto ai rilievi delle impronte digitali. Sul territorio italiano non era in regola con i permessi di soggiorno. Per mantenere la famiglia lavorava come bracciante, nei campi, dividendo un appartamento al Piano con altri connazionali.
Parla solo inglese e in ospedale fa fatica a farsi capire. In provincia ha una sorella e diversi amici della comunità nigeriana che stanno cercando, come possono, di stargli vicino. Il futuro per lui è un grande punto interrogativo. L’avvocato Nicola Cagia è stato contattato dalla comunità nigeriana per interessarsi del caso.
Sull’incidente la procura ha aperto un fascicolo per lesioni gravissime.

L’area transennata