ANCONA – Educazione, limiti, dialogo e nuovi modelli di vita per gli adolescenti. Psicoterapeuti, pedagogisti e investigatori, fanno fronte comune sulla tragedia accaduta a Corinaldo, ribadendo la necessità di ripensare i valori trasmessi agli adolescenti.
Oltre 1400 i ragazzi che affollavano quella notte la discoteca Lanterna Azzurra dove hanno perso la vita 5 ragazzi e una mamma, dove molti hanno riportato ferite nel corpo e tutti, chi più chi meno, nell’animo. Vite spezzate in una serata che doveva essere di divertimento e che invece si è trasformata in un incubo. Ma è davvero questo lo svago che chiedono i ragazzi o piuttosto è solo quello che sappiamo proporre? Sono tanti gli interrogativi.
«Probabilmente stiamo lasciando i ragazzi molto soli ed è così che le organizzazioni a valenza delinquenziale li intercettano nella loro falsa autonomia»
«Al di là di chi ha sbagliato – spiega la psicoanalista Spi (Società Psicoanalitica Italiana) e psicoterapeuta infantile Tavistock, Francesca Mancia – credo che la cosa più importante che emerge da questa tragedia sia la necessità di ripensare attentamente i luoghi dove vanno minorenni. Se lasciamo, come se niente potesse accadere, che i minorenni possano andare in una discoteca frequentata anche da adulti, con uso di alcol, rischio di sostanze, spazi bui ed difficilmente controllabili, dove fruire messaggi inadeguati alla minore età, stiamo chiudendo gli occhi». Una responsabilità, quella della sicurezza dei ragazzi, che non può essere delegata solamente alla «responsabilità genitoriale – sottolinea la dottoressa Mancia – occorre un’attenzione più generale al fatto che possano verificarsi situazioni di disagio. Deve esserci un maggiore investimento in sicurezza nei luoghi dei minori, sul personale specializzato educativo in grado di guidare i ragazzi, occorre avere coraggio e coerenza in fatto di limiti e possibilità per i minori pur nella tensione verso il vivere esperienze sane e costruttive.
Un’adolescente che va in discoteca cerca probabilmente delle occasioni di trasgressione ma oggi tutto precipita. Si può vivere oltre il lecito con grande facilità e velocità. Dovremmo pensare ad un sistema di protezione che, senza limitare le istanze comunicative, possa prevenirne il danno. Pensiamo a minorenni che vivono spazi sani, controllati sia dentro che fuori mentre i ragazzi sono lì. Da un certo punto di vista siamo tutti responsabili, perché uno Stato che tutela i minorenni è anche uno Stato che dà loro opportunità e limiti e investe in aiuti ai genitori verso scelte opportune, sostiene la tutela. Probabilmente – conclude la psicoterapeuta – stiamo lasciando i ragazzi molto soli ed è così che le organizzazioni a valenza delinquenziale li intercettano nella loro falsa autonomia. Anche i genitori sono smarriti, occorrono investimenti sulla formazione, il supporto psicologico. Dialogando con dei ragazzi oggi, dopo questa tragedia, ho colto la loro paura per il futuro, chiedono di essere accompagnati e supportati in un mondo sempre più reattivo, confuso, trasgressivo».
«Certi locali non possono essere frequentati da ragazzini in quegli orari e con quella musica»
«Premetto che nella maniera più assoluta non è attribuibile quanto accaduto al cantante Sfera Ebbasta, in quanto le responsabilità saranno in capo a chi doveva vigilare, segnalare e provvedere ad avviare le corrette procedure di evacuazione, ovviamente se disponibili le vie di fuga, ma su questo non entro in merito e tanto meno mi permetto di formulare giudizi, non ultimo a chi ha seminato il panico fino a determinare la morte di 6 persone oltre ai feriti. E qui si apre uno scenario che è agghiacciante. Non riesco ad essere come molti genitori, della serie “peace & love” tutt’altro. Troppo permissivismo, troppi genitori che giustificano le correnti delle mode attuali sia nel vestire che nella musica e nei comportamenti. Giustificare e mettersi apposto la coscienza col dire “io accompagno i miei figli in certi locali per non lasciarli soli a rischi” li fa sentire genitori attenti e responsabili! Io dico che certi locali non possono essere frequentati da ragazzini di 14, 15, 16 anni in quegli orari e con quella musica. Non si tratta di gusti musicali, si tratta di morale che viene automaticamente annullata dalla trasgressione di certi “pseudo” cantanti che, complici i genitori, inculcano nella mente dei nostri figli che è fico fare sesso con più ragazze contemporaneamente e sfruttare sessualmente una ragazza facendo i propri interessi in ritornelli come “io ragiono con il cxxxo prima ti scopo e poi ti lascio”: credo a questo punto che si sia toccato il fondo.
Se questo è progresso preferisco essere etichettato come un Matusa ma al passo con la morale piuttosto che con i tempi. Ragazzi che a 16 anni hanno disponibilità di soldi, telefoni, droga, benessere e controllo su crimini che solo 10 anni fa venivano commessi almeno da maggiorenni. Io non ho più argomenti. Continuiamo a scusare, giustificare e assecondare questi ragazzi che, altrimenti, potrebbero anche uccidersi se non accontentati. Ma per favore!».
«Morti dentro sono i tanti ragazzi sopravvissuti, nei quali l’angoscia e lo sgomento provati, si insinua il senso di colpa dell’essere sopravvissuti ai loro coetanei»
Parla di «eccidio di Corinaldo, perché di strage si tratta» il dottor Mauro Mario Coppa, psicoterapeuta e responsabile dell’associazione “La strada di Erm” di Ancona. «Una delle lunghe cronache di morti annunciate – spiega -. Morti dentro sono i tanti ragazzi sopravvissuti, nei quali l’angoscia e lo sgomento provati, si insinua il senso di colpa dell’essere sopravvissuti ai loro coetanei, lo sconcerto di avere pensato in maniera egoistica a mettersi in salvo, a non rispondere alle grida ed alle suppliche, ai gemiti ed ai gridi disperati e disperanti. L’orrore di quella sera dovrà essere elaborato attraverso un indispensabile supporto psicologico, a totale carico, e questo è fuori dubbio, degli adulti che per fini biecamente speculativi, si nutrono del guadagno, dei 30 denari che ricevono in cambio delle vite spezzate di chi non c’è più, e di quelli che dovranno diventare resilienti, ed impiegare tutta una vita per elaborare ciò che non si può pensare di rimuovere».
«Si dovrebbero censurare certi testi inneggianti alla droga, allo stupro, a modelli di vita oltre il limite del possibile»