Ancona-Osimo

Tumore epatico, un nuovo studio anche grazie al Centro Trapianti di Ancona e UnivPm

È stato recentemente pubblicato su Lancet Oncology, una delle riviste più prestigiose nel campo della Medicina clinica. Nel 2018, 840.000 persone si sono ammalate nel mondo e 780.000 sono morte

Il team trapianti di Ancona

ANCONA – L’epatocarcinoma è il più frequente tumore del fegato e spesso si associa a malattie croniche, prima fra tutte la cirrosi, e può essere curato dal trapianto di fegato. Perché il trapianto sia efficace, in termini oncologici, il tumore deve avere determinate caratteristiche relative alle dimensioni e al numero di noduli tumorali. I pazienti che non rientrano in queste caratteristiche, dette “criteri di Milano”, si avviavano in passato a cure palliative senza possibilità di guarigione.

«Dobbiamo continuare a sviluppare conoscenza, competenza e ricerca – afferma il rettore Gian Luca Gregori – che oggi diventano assi importanti per lo sviluppo del territorio e per il benessere di tutti. In questo periodo le attività di ricerca svolte dall’ateneo sono state numerose: pubblicazioni prestigiose su riviste internazionali, abbiamo proclamato i primi laureati abilitati alla professione medica, abbiamo creato il LABC19 un centro interdisciplinare per fare ricerca e offrire servizi di prove sperimentali e test su maschere facciali. Il Centro Trapianti di Ancona e l’UnivPm continuano a svolgere un lavoro prezioso di ricerca dimostrato con lo studio pubblicato su Lancet per combattere il tumore epatico e dare nuove speranze a molti pazienti».

È stato recentemente pubblicato su Lancet Oncology, una delle riviste più prestigiose nel campo della Medicina clinica, uno studio che segna il passo nella battaglia contro il tumore epatico. Si tratta di uno studio multicentrico, prospettico e randomizzato, coordinato dall’Istituto dei Tumori di Milano al quale il Centro Trapianti di Ancona e l’UnivPm hanno contribuito nella parte clinica (selezione, arruolamento, downstaging e trapianto dei pazienti) e scientifica (disegno dello studio).

Lo studio ha dimostrato che attraverso una procedura, denominata downstaging, si possono ridurre le dimensioni di un tumore o il numero di noduli, riconducendo tumori inizialmente troppo avanzati per poter essere considerati per il trapianto all’interno dei criteri di trapiantabilità.

In questo modo si aprono prospettive di guarigione per tantissimi pazienti fino a ieri giudicati incurabili.
 
Allo studio hanno lavorato docenti dell’Università Politecnica delle Marche, in particolare il professsor Marco Vivarelli del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica ed il professor Gianluca Svegliati-Baroni del Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari. Essendo lo studio basato su pazienti che hanno fatto un trapianto di fegato la parte clinica predominante è stata svolta dai chirurghi del team trapianti della Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti diretta dal Prof. Vivarelli, nella quale è presente il professore Federico Mocchegiani, associato di Chirurgia Generale.
 
L’epatocarcinoma è il tumore primitivo più frequente del fegato (90% dei tumori primitivi del fegato sono epatocarcinomi). Nel 2018, 840.000 persone si sono ammalate nel mondo e 780.000 sono morte per questo tumore che è il 6° tumore più frequente in tutto l’organismo ed è al 4° posto come causa di morte per patologie neoplastiche.

Gli enti che hanno partecipato allo studio sono stati: l’Istituto Nazionale dei Tumori Irccs di Milano con il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Milano, l’Ospedale Cà Granda di Niguarda con l’Università Bicocca, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la Città della Salute e della Scienza e l’Università di Torino, l’Ospedale Maggiore Policlinico Irccs di Milano, gli Ospedali Riuniti di Ancona e l’Università Politecnica di Ancona, l’Università Tor Vergata e la Sapienza di Roma, l’Ismett di Palermo.