Ancona-Osimo

Tumori, agli Ospedali Riuniti al via la sperimentazione di un nuovo farmaco per il mesotelioma

L’avvio entro qualche settimana. Il farmaco ha già dato i primi risultati promettenti nel trattamento della neoplasia, una patologia professionale rara, frutto dell’esposizione all’amianto. Il protocollo di ricerca riguarderà il mesotelioma pleurico

risonanza

ANCONA – Partirà entro qualche settimana l’arruolamento dei pazienti per il protocollo di ricerca relativo all’immunoterapia per il mesotelioma, un tumore raro che colpisce con un’incidenza pari a circa 2 casi ogni 100mila abitanti.

Questa neoplasia si genera nel mesotelio, ossia le cellule che rivestono la parete interna di alcuni organi e colpisce in particolare la pleura (la membrana che riveste i polmoni) e il peritoneo (la membrana che riveste le pareti dell’addome).

Nelle Marche e in particolare ad Ancona, questo tipo di neoplasia colpisce maggiormente rispetto ad altre aree geografiche, una malattia professionale, frutto dell’esposizione all’amianto. «Stiamo ancora pagando lo scotto dei lavori nei cantieri navali, in un’epoca nella quale non erano ancora previste le protezioni e i presidi di sicurezza individuali, ambientali e lavorativi – spiega la professoressa Rossana Berardi, primario della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona – danni che si vedono solo dopo decenni, dato che si tratta di una patologia dalla lunga latenza, anche 30-40 anni dopo l’esposizione alla fibra di amianto».

Una neoplasia che per questo motivo è tipica dell’età adulta e dell’anziano.

Professoressa Rossana Berardi
Direttore Clinica Oncologica,
Direttore Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica,
Direttore Centro di Riferimento Regionale di Genetica Oncologica,
Vice Direttore Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari
(DISCICLIMO)

Il protocollo, che riguarderà il mesotelioma pleurico, rientra nell’ambito di un progetto europeo vinto lo scorso anno dalla Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona. Il protocollo di ricerca è stato messo a punto insieme all’Erasmus Center di Rotterdam, dove ha mostrato i primi risultati incoraggianti. «Proprio in questi giorni è iniziato l’iter approvativo ministeriale italiano – ha detto la Berardi – il protocollo è già stato depositato all’Aifa, che si pronuncerà entro qualche settimana. Si tratta di una terapia altamente innovativa che sembra essere molto promettente nel mesotelioma e che va a coprire un vuoto terapeutico, agendo come mantenimento dopo la chemioterapia. Dai risultati preliminari che sono stati presentati dal Centro di Rotterdam sembra essere estremamente promettente ed efficace tanto che abbiamo dei pazienti che nel 20-30% dei casi potrebbero aver un’aspettativa di controllo della malattia a lungo termine».

Un protocollo che arruolerà un numero di pazienti che potrà oscillare da diverse decine ad alcune centinaia. E se questo studio si dimostrasse positivo potrebbe portare in commercio questo farmaco.

Intanto a Torrette la Berardi sta curando anche un altro filone di ricerca: il progetto Rimante incentrato sull’impiego della Risonanza Magnetica-PET, che arriverà a breve agli Ospedali Riuniti di Ancona.
«Il direttore generale Caporossi aveva la forte volontà di acquisire un macchinario d’eccellenza per l’ospedale, che rappresentasse una strumentazione importante non solo per Torrette, ma in generale per le Marche e per il centro Italia – evidenzia la professoressa Berardi – la risonanza magnetica-PET è uno strumento che si presta in maniera particolare alla ricerca oncologica. Consente di effettuare indagini sulle lesioni tumorali, non solo dal punto di vista dimensionale, ma anche metabolico. Questo si rivela estremamente utile soprattutto per valutare la risposta della malattia a terapie come l’immunoterapia dove occorre una valutazione che non tenga conto solo del criterio dimensionale, dato che può determinare un aumento volumetrico del tessuto dove viene eseguita».

Attraverso l’infusione endovenosa di un radiofarmaco la risonanza-Pet permette in una unica seduta due indagini, quella della risonanza e quella della Pet, utili nella diagnosi e nell’identificazione precoce di recidive di neoplasie in particolare di testa, collo, fegato, apparato gastroenterico, apparato genitale femminile e maschile. Per ora le patologie per le quali potrà essere principalmente applicato il progetto di ricerca saranno le neoplasie mammarie, polmonari, gastrointestinali, genitourinarie e ginecologiche.

Grazie alla rivoluzione tecnologica che c’è stata in radiologia con l’acquisizione della TC Force abbiamo già iniziato a lavorare su questi ambiti, dal momento che questo tipo di TC permette di vedere la patologia oncologica nel dettaglio e il cambiamento della lesione in termini di morfologia. Stiamo lavorando come gruppo, Università e Ospedale, per identificare precocemente quelli che possono essere i pazienti che potranno beneficiare di questi trattamenti innovativi e identificare i pazienti per i quali invece non sono adatti, perché si tratta di terapie molto costose sia in termini economici che di eventuali effetti collaterali che possono dare. Adesso stiamo lavorando con le tecnologie diagnostiche disponibili nonché attraverso l’individuazione di fattori molecolari predittivi di risposta, poi il progetto prenderà piede in maniera ancora più importante nel momento in cui arriverà la nuova risonanza magnetica-PET».

Nei giorni scorsi la professoressa Berardi ha partecipato al convegno nazionale sulle nuove frontiere oncologiche tenutosi alla Rotonda a Mare di Senigallia lo scorso 5 settembre. L’appuntamento, organizzato dalla sezione cittadina Fidapa BPW in collaborazione con il Comune, ha visto la partecipazione di relatrici di spicco in ambito nazionale: oltre alla professoressa Rossana Berardi, erano presenti Marina Garassino, Responsabile Oncologia Toracica Istituto Nazionale Tumori di Milano, e Assunta Tornesello, Direttore Uoc Oncoematologia pediatrica del “Viti Fazzi” di Lecce.

La prima da sinistra Marina Garassino, Rossana Berardi, la quarta da sinistra Assunta Tornesello
La prima da sinistra Marina Garassino, Rossana Berardi, la quarta da sinistra
Assunta Tornesello

La professoressa Berardi nel suo intervento ha evidenziato i risultati significativi ottenuti dalle nuove terapie, come l’immunoterapia e i farmaci biologici, sia in combinazione che in sostituzione alla chemioterapia: «Oggi i pazienti ritenuti survivor, cioè potenzialmente guariti in ambito oncologico, sono oltre 3 milioni e lo sono in buona parte grazie a queste cure innovative, l’immunoterapia, ad esempio, è già proficuamente utilizzata nella cura del polmone o sul melanoma – ha spiegato la professoressa Berardi – Va sottolineato che, in questa direzione, appare fondamentale l’attività di sperimentazione clinica, necessaria alla piena ottimizzazione dell’utilizzo dei nuovi farmaci».

L’intervento della professoressa Marina Garassino, si è incentrato sui percorsi compiuti dalle sperimentazioni cliniche, e su come rappresentino una opportunità per i pazienti. La dottoressa Assunta Tornesello, ha illustrato invece le terapie in oncoematologia pediatrica.