Ancona-Osimo

Tumori, l’oncologa Berardi: «Bene il G7. Ma c’è molto da fare sulla salute dell’ecosistema»

Rossana Berardi, ordinario di Oncologia Medica all'UnivPm: «È necessario ripensare i percorsi creando sinergie tra ospedali e territorio, favorendo la prevenzione e delocalizzando alcune attività»

Rossana Berardi
Rossana Berardi

ANCONA – Il G7 Salute che si è concluso pochi giorni fa (l’11 ottobre) ha visto il plauso del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, verso l’ospedale regionale di Torrette. Si sono affrontati temi come la Dengue, l’approccio One Health e la cura e la prevenzione dei tumori. È di quest’ultimo aspetto che parliamo con la professoressa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia medica all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica oncologica dell’Aou delle Marche di Ancona.

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La professoressa Rossana Berardi a Montecitorio (repertorio)

Professoressa Berardi, qual è lo stato di salute dell’Oncologia marchigiana?
«Lo stato di salute dell’oncologia marchigiana oggi è complesso, sfidante e riflette un contesto in evoluzione. Da un lato, professionisti della regione altamente qualificati si prodigano con impegno e dedizione, dall’altro, però, permangono criticità legate alle problematiche note anche sul panorama nazionale».

Spieghi…
«Mi riferisco a quelle inerenti la sostenibilità delle terapie e la carenza del personale. È necessario migliorare l’integrazione tra ospedale e territorio, che possa garantire a tutti i pazienti un percorso assistenziale completo, dalla prevenzione alla diagnosi, al trattamento, fino alla riabilitazione e al reinserimento lavorativo».

E la ricerca?
«Si stanno via via fornendo trattamenti sempre più avanzati ai pazienti, in linea con le innovazioni scientifiche più recenti. La ricerca scientifica sta facendo passi da gigante: nuove terapie mirate, immunoterapia e trattamenti personalizzati stanno migliorando le prospettive di vita e di guarigione di molti pazienti marchigiani».

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Il G7 Salute è stato importante per l’Oncologia?
«Sì, perché riunisce le principali potenze mondiali per discutere di sfide globali quali l’aumento dell’incidenza dei tumori, la prevenzione, le disuguaglianze nell’accesso alle cure, la necessità di sostenere la ricerca su trattamenti innovativi e il supporto ai pazienti nel loro reinserimento sociale e lavorativo. È evidente che le decisioni prese in questo contesto possono avere un impatto diretto e significativo sulle politiche sanitarie nazionali, sul finanziamento della ricerca sul cancro, sull’adozione di linee guida internazionali e sulla creazione di reti di collaborazione tra i Paesi, migliorando le opportunità di cura per tutti i pazienti oncologici».

Lavori in corso dei ministri al G7 Salute ad Ancona (Foto: G7 Salute Italia)
Lavori in corso per i ministri al G7 Salute di Ancona (Foto: G7 Salute Italia)

Quindi, il One Health…
«Esatto, abbiamo parlato anche di questo. E cioè dell’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale, che è fondamentale anche per l’oncologia. Migliorare la salute dell’ecosistema può infatti ridurre l’incidenza di alcuni tipi di cancro e un approccio integrato in questo ambito può aiutare a sviluppare strategie preventive in ambito oncologico. Con One Health Foundation abbiamo affrontato questi contenuti nell’ambito di un convegno nel palinsesto degli eventi extra-G7, in cui abbiamo presentato il progetto One Healthon. Si tratta di una progettualità nata oltre un anno e mezzo fa che si pone l’obiettivo di creare una rete attiva che promuova una cultura della salute, migliorando e favorendo la salute e il benessere dei cittadini di tutte le età e dell’intero pianeta e sviluppando nuove conoscenze, tecnologie sanitarie e soluzioni innovative per prevenire, diagnosticare, monitorare e curare le malattie».

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⁠Quali le criticità maggiori che si riscontrano nel sistema sanitario regionale e nazionale?
«Quelle in merito all’oncologia sono legate a vari aspetti che riguardano la prevenzione dei tumori, l’accesso alle cure, i tempi di attesa per le prestazioni, la carenza delle risorse in particolare quelle umane. Considerato l’aumento di incidenza dei tumori e la sempre migliore prospettiva di cura, è necessario ripensare ai percorsi creando sinergie tra ospedali e territorio, favorendo la prevenzione e delocalizzando alcune attività, anche al fine di decongestionare l’accesso alle strutture ospedaliere. Per tutto ciò è indispensabile investire in maniera logica sulla realizzazione delle reti oncologiche regionali, valorizzando le competenze e le professionalità, superando visioni squisitamente territoriali in favore di un progetto lungimirante che abbia come unico obiettivo la salute dei pazienti e il sostegno di chi si prende cura di loro».

E i punti di forza?
«L’oncologia marchigiana presenta diversi punti di forza che la rendono un riferimento importante nel contesto sanitario nazionale: può contare su professionisti altamente qualificati, sul nostro Ospedale regionale (l’Aou delle Marche) che offre percorsi multidisciplinari certificati, dispone di tecnologie avanzate e di trattamenti oncologici all’avanguardia. Vorrei ricordare che la Clinica Oncologica di Ancona è l’unica struttura oncologica marchigiana certificata dall’Aifa anche per gli studi con farmaci innovativi di fase precoce. Inoltre nelle Marche è attivo il Corm (Centro Oncologico e di Ricerca delle Marche) che insiste nella Clinica Oncologica e che rappresenta un cancer center 4.0, dotato di una forte infrastruttura informatica e di percorsi oncologici aperti a tutti i pazienti marchigiani. La forza del sistema sanitario marchigiano risiede anche sulla capillarità delle strutture oncologiche territoriali che si prendono cura dei pazienti vicino al loro domicilio».