Ancona-Osimo

Tumori del sangue, il professor Olivieri: «Le nuove cure consentono di vivere di più e meglio»

Nella giornata nazionale contro le leucemie, linfomi e mielomi, abbiamo rivolto alcune domande al primario della Clinica ematologica degli Ospedali Riuniti di Ancona sulla prevenzione e sui dati dell’aumento della sopravvivenza

ANCONA – Oggi (21 giugno) si celebra la giornata nazionale contro leucemie, linfomi e mielomi. Una battaglia, quella contro le neoplasie del sangue, che vede Ancona tra le città protagoniste, dato che proprio qui sorge la fondazione Lorenzo Farinelli.

Lorenzo (Lollo) Farinelli, il giovane medico e attore per cui si mobilitò il mondo dello spettacolo e dello sport, morì a causa di un Linfoma non-Hodgkin a grandi cellule di tipo B.

Adesso, sono i genitori di Lollo, Giovanni e Amalia, a tentare di trovare una luce in fondo al tunnel della malattia che ogni anno colpisce migliaia di persone: «Con la fondazione Farinelli – spiega la presidente, Amalia Dusmet – organizziamo tante iniziative: sport, musica, teatro e molto altro. Ed altre ne faremo. Grazie ai fondi raccolti abbiamo sostenuto la ricerca scientifica qui all’Ospedale di Ancona, finanziando un assegno di ricerca, e abbiamo acquistato un macchinario importante per l’ospedale di Bologna. Ora stiamo lavorando a un Dottorato di ricerca per infermieri specialisti sempre insieme alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Politecnica. Non abbiamo intenzione di fermarci finché non avremo sconfitto i tumori del sangue».

Ma come si trattano i tumori del sangue? E come si fa una corretta prevenzione? Ne abbiamo parlato con il professor Attilio Olivieri, primario della Clinica ematologica dell’ospedale regionale Torrette di Ancona.

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Professor Attilio Olivieri, primario della clinica di ematologia di Torrette: perché si celebra la Giornata nazionale contro leucemie, linfomi e mielomi?
«Si tratta di una iniziativa promossa da AIL nazionale, la più prestigiosa Onlus che supporta le ematologie di tutta Italia, nell’ambito del supporto alla ricerca clinica e del sostegno ai pazienti con iniziative e realizzazioni concrete mirate al miglioramento delle cure e dell’assistenza».

Come si fa una corretta prevenzione e quanto questa è importante?
«Nell’ambito di queste forme di tumori del sangue (leucemie, linfomi, Mieloma), purtroppo non ci sono efficaci misure di prevenzione utili per la maggior parte dei pazienti».

Il professor Attilio Olivieri

Spieghi
«Non si tratta di patologie da cause lavorative o ambientali, ma su base multifattoriale e con un target tipico rappresentato dalla popolazione anziana, pur con le dovute eccezioni. Sono neoplasie che nel loro sviluppo multistep richiamano fattori genetici, legati all’età e talvolta (ma raramente) a infezioni croniche batteriche e virali che fungono da promotore (epatite virale cronicizzata; gastriti da batteri o infezioni da virus erpetici soprattutto nel caso di alcuni linfomi)».

Sta dicendo che non esistono esami di screening efficaci?
«Esatto. Tuttavia, una valutazione ematologica tempestiva nel caso di una clinica sospetta di alcune alterazioni laboratoristiche dell’emocromo e dell’elettroforesi proteica possono aiutarci per una diagnosi ed un trattamento precoce».

Esistono sintomi che possono essere una sorta di “campanello di allarme” per leucemie, linfomi e mielomi? Se sì, quali sono e che cosa il paziente deve fare alla scoperta di queste avvisaglie?

«Una valutazione da parte dello specialista di un emocromo e/o di un protidogramma alterato possono indirizzarci. Così come una valutazione ematologica è opportuna quando vengono rilevati ingrandimenti linfonodali o alterazioni ossee sospette (fratture o crolli vertebrali nel caso del mieloma). In ogni caso queste patologie ematologiche sono spesso caratterizzate da un tale pleiotropismo di manifestazioni al punto da mimare altre situazioni patologiche diverse come infezioni, malattie autoimmuni (ecc)».

In parole povere?
«Il suggerimento è quello di consultare l’ematologo quando compaiono sintomi anche aspecifici, ma in presenza di alterazioni a carico dell’emocromo e del protidogramma».

Quante persone, in media, vengono colpite da questo tipo di neoplasie nel territorio marchigiano (e specialmente in quello anconetano)?
«Guardi, purtroppo non esiste un registro regionale. Per cui, dobbiamo far riferimento ai nostri data base interni e ai dati dei diversi nosocomi. Nel nostro ospedale, in cui affluiscono anche pazienti da fuori regione o da altre province, osserviamo circa 40 nuovi casi all’anno di leucemie; oltre 50 casi all’anno di linfoma e circa 25 nuovi casi all’anno di mieloma».

Parliamo di vecchie e nuove terapie: la scienza sta facendo grandi passi avanti, vero? Quali sono le nuove frontiere della terapia?
«Grazie ai veloci progressi in tutte tre le patologie possiamo ora offrire terapie curative alla maggior parte (circa il 60-65%) dei pazienti con linfoma di età inferiore ai 75 anni. Nel caso del mieloma, non esistono trattamenti eradicanti (tranne rari casi). Però, le moderne terapie hanno consentito di ottenere delle lunghe sopravvivenze (con mediane che si posizionano tra 5 e 10 anni) caratterizzate da una buona qualità della vita».

E le leucemie?
«Qui, il caso è più complesso: accanto a trattamenti con farmaci intelligenti è possibile ormai gestire le forme croniche allo stesso modo con cui trattiamo un diabete o uno stato ipertensivo. Nel caso delle leucemie acute, invece, il panorama è più variegato poiché mentre nel bambino in particolare e nel giovane, si ottengono ormai alti tassi di guarigione, nell’adulto la percentuale di pazienti guariti non supera ancora il 50% mentre per l’anziano le percentuali di successo sono ancora più basse e legate anche alle condizioni generali oltre che al semplice fattore età. Nell’ambito delle leucemie acute il trapianto da donatore si dimostra ancora lo strumento più efficace, mentre per linfomi e mielomi stanno emergendo nuove terapie immunologiche con anticorpi bispecifici e con cellule immunocompetenti geneticamente modificate: CarT)».

Sarà mai possibile, secondo lei, avere un vaccino contro questo genere di tumore?
«Sono stati eseguiti studi sperimentali sia nell’ambito dei linfomi che del mieloma ma al momento i risultati sono ancora immaturi».