ANCONA – Quattro suicidi tra le forze dell’ordine in un mese nelle Marche, 29 dall’inizio dell’anno. Tutti con la pistola d’ordinanza. Un segnale di disperazione, un grido d’allarme silenzioso di cui si è parlato nel corso di un seminario promosso da Fervicredo e Unarma al Seebay Hotel di Portonovo. L’ecatombe di suicidi tra le forze dell’ordine non può essere ignorata e impone una presa di coscienza e un’analisi del fenomeno, per poter intervenire, perché al di là di ogni situazione personale che possa spingere a un gesto tanto drammatico, è doveroso affrontare ogni tipo di problematica che possa concorrere a tali tragedie. Se ne è parlato al seminario “La tutela del personale in divisa”, organizzato da Fervicredo l’associazione dei Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere, e dall’associazione sindacale carabinieri Unarma Marche e ospitato giovedì al Seebay Hotel di Portonovo.
Non sono voluti mancare a questo importante evento l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, i consiglieri regionali Marco Ausili e Carlo Ciccioli con un intervento e un saluto istituzionale, i rappresentanti sindacali nazionali, regionali e provinciali di tutte le forze dell’ordine e dei Vigili del fuoco. Presenti anche il generale dei carabinieri Rosario Aiosa, medaglia d’oro al valor militare e Laura Apolloni, vittima del terrorismo, poiché superstite alla strage del Bataclan di Parigi del 2015. Prima di aprire i lavori si è osservato un minuto di silenzio per ricordare i carabinieri e poliziotti che recentemente si sono tolti la vita.
«Abbiamo avvertito la necessità di mettere a confronto gli esperti su questa delicata tematica sulla scia dei gravi fatti che hanno segnato la nostra regione, con 4 suicidi in appena 40 giorni – dichiara il segretario generale di Unarma Marche Paolo Petracca –; come sindacato chiediamo il coinvolgimento delle amministrazioni (Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza…) per avere delle risposte concrete».
La tematica è stata analizzata da diversi punti di vista: quello psicologico, legislativo, di disciplina militare e incompatibilità ambientale, le cause di servizio e gli aspetti medico legali con il contributo di esperti e professionisti di caratura nazionale. «Quello della lunga scia di suicidi tra le forze dell’ordine cui stiamo assistendo in questo periodo – spiega il dottor Luigi Lucchetti, psicologo clinico e psicoterapeuta – è un effetto a “grappolo”, o “effetto Werter”. Poiché quando qualcuno vive uno stato di sofferenza e si identifica in un collega che compie quell’ultimo gesto insano, proietta in quella decisione la sua sofferenza e per emulazione compie lo stesso gesto. In questo, hanno una grandissima responsabilità i social media e gli organi di informazione».
Il dottor Lucchetti – già autore di due manuali sull’argomento, Caduti senza l’onore delle armi – Lo studio e la prevenzione dei suicidi nelle forze dell’ordine e Il suicidio dentro la divisa. Il dovere di proteggere i protettori anche da sé stessi – ha spiegato le fonti di stress da lavoro correlato e le conseguenze sulle persone. Gli effetti dello stress e della vasta gamma di disagi e difficoltà che un operatore delle forze dell’ordine si può trovare ad affrontare svolgendo un servizio al Paese sono molteplici. Fervicredo, che ogni giorno vive accanto alle vittime del dovere e ai loro familiari, sa quanto sia indispensabile fare di più per il benessere degli operatori, sempre troppo esposti.
«Per i servitori dello Stato che restano invalidi e per i familiari di coloro che perdono la vita in servizio, inizia spesso una battaglia logorante con le amministrazioni per ottenere gli importantissimi benefici economici e assistenziali previsti dalla legge – spiega l’avvocato Maurizio Maria Guerra – troppo spesso negati dalla logica di bilancio. Negli ultimi anni fortunatamente sono state raggiunte importanti conquiste sotto l’aspetto giurisprudenziale: la possibilità per gli appartenenti al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico di usufruire di una tutela giurisdizionale effettiva e più ampia di quella possibile al Tar, con la garanzia di tre gradi di giudizio. Inoltre, il diritto all’esenzione Irpef sulle pensioni».
Il 17 maggio scorso la Regione Marche ha reso legge la proposta a sostegno delle vittime del dovere e dei loro familiari, cui Fervicredo ha collaborato attivamente. Un grande esempio di civiltà e sensibilità. «Un grande passo avanti per il quale ringraziamo la Regione Marche», dice il presidente nazionale Fervicredo Mirko Schio, ex poliziotto e vittima del dovere, rimasto su una sedia a rotelle dopo essere stato ferito da un commando a Venezia quando aveva appena 23 anni, era il 3 settembre 1995. Il collega dell’agente scelto della polizia di frontiera Schio, Silvio Busato, fu raggiunto al petto da una scarica di colpi e un proiettile gli trafisse il cuore da parte a parte. Oggi è vivo ed è vittima del dovere, vice presidente di Fervicredo. «Con questa legge, approvata all’unanimità in Consiglio regionale, si va a colmare un gap a livello nazionale sulla legislazione relativa alle vittime del dovere e del terrorismo. E oltre a esserci una data per la memoria delle vittime, vengono riconosciuti alle famiglie dei superstiti, alle mogli, i figli e i genitori, importanti benefici e borse di studio». «Quando ci troviamo di fronte alle vittime del dovere – spiega l’ammiraglio ispettore e presidente del CMV (Commissione medica di verifica) di Ancona Giovanni Maria Fascia – dobbiamo capire che parliamo sia di caduti nell’adempimento del servizio, che di feriti rimasti con infermità e lesioni. Per loro occorre un riconoscimento medico legale e un iter di verifica delle conseguenze dirette riportate in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto. Le commissioni mediche di verifica hanno questo importantissimo ruolo».
Nel corso della giornata di approfondimento, nella quale hanno voluto portare il loro saluto anche le autorità militari e civili della Regione, si sono succeduti importanti e qualificati contributi: dell’avvocato Marta Mangeli che ha portato delle riflessioni sull’approccio attivo alle problematiche della disciplina militare e dell’incompatibilità ambientale; di Salvatore Cosentino, già sovrintendente capo della Polizia di Stato e vittima del dovere che ha aperto il cuore sui ricordi della sua “vita da sbirro” costellata di guai e di rischi.
Nella seconda parte del seminario si sono alternati gli interventi di Tommaso Cirillo (medico legale e Medico principale della Polizia di Stato); Maurizio Maria Guerra (avvocato) e Floriana Casciabanca segretario provinciale aggiunto Unarma Pesaro e vittima del dovere che ha parlato del «duro prezzo di indossare una divisa».
Non è voluta mancare al seminario una rappresentanza del Conapo Marche, sindacato autonomo Vigili del Fuoco. Proprio di recente si è svolto il congresso regionale del Conapo Marche, che ha visto la conferma a segretario regionale di Mirco Luconi. Eletti anche Michele Cicarilli (vice segretario) e Paolo Giorgini (tesoriere). Presenti al seminario di Fervicredo e Unarma insieme a Mirco Luconi per la regione, anche Riccardo Boriassi e Marco Piergallini per la segreteria Generale. L’obiettivo del seminario, che ha colto grande interesse tanto da far convergere al Seebay le massime autorità civili e militari della regione, ha voluto affrontare sotto diversi aspetti le problematiche che possano concorrere a rendere schiacciante il fardello che un Servitore dello Stato deve portare. Un confronto per cercare una via d’uscita.