PORTO RECANATI – Lembi di stoffa, due canottiere di un colore rossiccio quasi rosa, un fazzoletto della stessa tinta, una scarpa da ginnastica di colore chiaro e poi pezzi di ferro che potrebbero essere stati di collanine o braccialetti o semplicemente i resti di una zip. È quanto è stato trovato fino ad ora nel pozzo del terreno vicino all’Hotel House, insieme a resti di ossa umane la cui scoperta risale a ieri. Difficile stabilire bene i colori degli abiti e cosa rappresentano gli oggetti ripescati visto lo stato deteriorato in cui si trovano, e pieni di fango.
Per la procura di Macerata, almeno per le ossa (recuperati fino ad oggi pomeriggio circa 35 pezzi tra parti intere e frammenti tra i quali c’è anche un frammento di osso cranico) si tratterebbe di due persone diverse: un minore e un adulto. Ancora non ci sarebbero elementi che portano ad avvalorare che tra quei resti ci siano anche le ossa di Cameyi Mosammet, la 15enne bengalese scomparsa da Ancona il 29 maggio 2010. Il ritrovamento di una scarpa da tennis chiara, avvenuto ieri (28 marzo), aveva fatto pensare subito alla bengalese che indossava proprio scarpe bianche il giorno che se ne sono perse le tracce dal capoluogo dorico. Scarpe Nike. Ma su questo la procura ci va cauta. «Non ci sono scarpe nel pozzo – chiarisce il procuratore capo Giovanni Giorgio – associabili alla 15enne bengalese».
Anche la presenza di un cellulare, ritrovato tra le ossa, è stata smentita dalla procura e dalla squadra mobile di Macerata che segue l’indagine. Questa mattina gli scavi al pozzo sono stati ripresi alle prime luci del mattino, nella zona posta sotto sequestro, transennata e vigilata tutta la notte, e sono terminati con il calare del sole. Domani riprenderanno per ultimare le ricerche. Al lavoro la polizia scientifica, due medici legali e i vigili del fuoco. Una volta completato il recupero di tutte le ossa saranno avviate le analisi per risalire al dna. In questa fase un confronto sarà fatto anche con quello della mamma della bengalese. Una procedura che richiederà almeno un mese tra l’affidamento dell’incarico ad un perito e all’esito dell’esame.