ANCONA – Non c’è Pasqua che si rispetti senza le uova in tutte le loro declinazioni. Dalle uova sode a quelle di cioccolata, passando per la frittata, l’uovo è senza dubbio protagonista sulle tavole della Pasqua. «Da sempre le uova sono il simbolo della vita che nasce, ma anche del mistero, quasi della sacralità» spiega la professoressa Laura Mazzanti, professore ordinario di Biochimica e già direttore della Scuola di specializzazione di Scienze dell’alimentazione presso l’Università Politecnica delle Marche .
Simbologia e tradizione delle uova
«Nel paganesimo – spiega Mazzanti -, in alcune credenze, il Cielo e la terra venivano concepiti come due metà dello stesso uovo. Greci, Cinesi e Persiani usavano scambiarsi uova di gallina come doni per le feste Primaverili, così come nell’antico Egitto le uova decorate erano regalate all’equinozio di primavera. Con l’avvento del Cristianesimo, l’uovo si legò all’immagine della rinascita non solo della natura ma dell’uomo stesso, e di Cristo».
Nel Medioevo le uova venivano regalate ai bambini e alla servitù per festeggiare la Resurrezione. In occasione della ricorrenza dei morti, celebrata il venerdì successivo al giorno di Pasqua, gli ortodossi usano ancora colorare le uova di rosso e metterle sopra le tombe, quale augurio per la vita ultraterrena. «Pare che questa tradizione sia legata ad una leggenda su Maria – afferma -. Si narra che la Madonna facesse giocare Gesù Bambino con delle uova colorate e che il giorno di Pasqua, tornata sul sepolcro del Figlio, vi trovasse alcune uova rosse sul ciglio. Si racconta, anche, che Maria Maddalena si presentasse all’imperatore Tiberio per regalargli un uovo dal guscio rosso, testimonianza della Resurrezione di Gesù e che Maria, Madre del Cristo, portasse in omaggio a Ponzio Pilato un cesto dorato pieno di uova per implorare la liberazione del Figlio».
La tradizione di decorare le uova risale al Medioevo, periodo in cui iniziarono ad essere realizzate uova artificiali, prodotte con metalli preziosi come l’oro da offrire in dono. «Edoardo I, re d’Inghilterra, tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo commissionò centinaia di uova d’oro da offrire in dono in occasione della festività pasquale – prosegue -. Le più spettacolari uova decorate destinate allo zar di Russia furono opera dell’orafo Peter Carl Fabergé, attivo a fine Ottocento ed ancora prodotte seppur industrialmente».
Oggi le uova di cioccolato, sono preparate in maniera casalinga, utilizzando del cioccolato fondente ed appositi stampi, preparate artigianalmente e decorate o confezionate industrialmente e destinate soprattutto ai bambini.
La colomba
La nascita della colomba di Pasqua (o colomba pasquale) ha, come molte ricette famose della nostra tradizione, una spiegazione leggendaria e una storica. «La leggenda vuole – spiega la professoressa Mazzanti – che l’origine della colomba risalga all’epoca longobarda, quando il re Alboino, durante l’assedio della città di Pavia, che durò circa tre anni e terminò proprio poco prima del periodo pasquale, ricevette in dono dalla popolazione del luogo un pane dolce a forma di colomba in segno di pace».
Secondo un altro racconto della tradizione lombarda «il primo artefice del dolce fu San Colombano, celebre monaco irlandese che fondò numerosi monasteri in tutta Europa (in Italia è famoso quello di Bobbio). Questo sant’uomo giunse alla corte dei sovrani longobardi, i quali lo invitarono ad un pranzo fastoso. La regina Teodolinda – spiega – fece preparare una montagna di leccornie e carni appetitose, ma San Colombano non voleva trasgredire l’astensione dalla carne comandata in tempo di Quaresima. Per superare l’imbarazzo della situazione, il monaco accettò di consumare il pasto dopo aver benedetto le portate. Quando l’uomo impose le mani però, i piatti di carne si trasformarono in bianche colombe di pane».
L’invenzione e commercializzazione della colomba di Pasqua così come la conosciamo oggi avvenne intorno al 1930 «a partire da un’idea del pubblicitario Dino Villani che lavorava per una nota azienda dolciaria milanese e che pensò di lanciare sul mercato un dolce tipico per Pasqua, risparmiando. Come? Semplice: pensò di “riciclare” lo stesso impasto dei panettoni e i macchinari utilizzati per la produzione del dolce natalizio. L’innovazione del dolce fu la sua forma (quella di colomba, da sempre simbolo pasquale) e la superficie rivestita con glassa all’amaretto e mandorle».