Ancona-Osimo

Vaccino anti-Covid, Marche fanalino di coda per quarte e quinte dosi. L’infettivologo Giacometti: «Non bisogna drammatizzare»

Il tasso di copertura vaccinale con quarta dose è del 23,5% contro una media nazionale del 31,4%, mentre il tasso di copertura relativo alla quinta dose è ancora più basso

ANCONA – Le Marche non brillano in Italia per i richiami del vaccino anti-Covid su anziani e fragili. Emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe secondo il quale nella regione il tasso di copertura vaccinale con quarta dose è del 23,5% contro una media nazionale del 31,4%, mentre il tasso di copertura relativo alla quinta dose è ancora più basso e si ferma all’11,1% contro una media nazionale del 16,4%.

L’infettivologo Andrea Giacometti

Anziani e fragili sono proprio le categorie per le quali la vaccinazione anti-Covid è maggiormente raccomandata, oltretutto in una regione, come le Marche, dove la popolazione anziana rappresenta una fetta rilevante. «Non bisogna drammatizzare» dice il direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Andrea Giacometti, «forse è mancata l’informazione – osserva -. Nelle Marche la copertura delle prime due dosi di vaccino anti-Covid è buona ed è all’82%, mentre per le quarte e le quinte dosi siamo bassi».

Un trend quello relativo alla copertura vaccinale nelle Marche che il professor Giacometti definisce quasi anomalo, «forse questa situazione dipende dal fatto che nella regione le prime due dosi sono state spinte dal forte impatto del virus sul territorio nelle fasi iniziali dell’emergenza sanitaria, eppure, nonostante la bassa copertura di quarte e quinte dosi nelle Marche ci sono poche nuove infezioni, mentre nelle vicina Umbria, che ha tassi di copertura vaccinali più virtuosi dei nostri si registrano più casi positivi al virus».

Secondo l’infettivologo, «evidentemente ci sono state diverse infezioni naturali e quindi nella fase attuale abbiamo un’immunità di gregge migliore rispetto ad altre regioni», un tipo di immunità, quella naturale (da infezione, per intenderci) che «dura più a lungo rispetto a quella conferita dal vaccino. Detto questo però le categorie a rischio devono vaccinarsi».

In questa fase «non si parla più di vaccinazione probabilmente perché i casi sono pochi e anche negli ospedali i ricoveri sono scarsi, nel reparto che dirigo siamo Covid free ormai da alcuni giorni. In ogni caso è bassa anche la copertura vaccinale tra i bambini: le prime due dosi sono state ricevute solo da un 25%, e nonostante sia stata autorizzata la terza dose – conclude – solo pochissimi la fanno».