ANCONA- Era l’11 Dicembre 2016. Al Riviera delle Palme di San Benedetto del Tronto, il derby tra i padroni di casa della Samb e l’Ancona di Fabio Brini terminava 0-1 in favore degli ospiti, proiettandoli a quattro punti di vantaggio sulla zona playout. In goal Marco Frediani, uno che con Fabio Brini regalò in cinque occasioni la rete decisiva ai fini della vittoria. L’immagine più suggestiva di quella giornata è dell’intera squadra dorica ad esultare sotto il settore dei tifosi biancorossi, accorsi in massa per l’occasione e raggruppati dietro lo striscione “Anconetani”. Al ritorno nel capoluogo ci furono altre scene di festa al ritorno della squadra e nulla, proprio nulla, lasciava presagire a ciò che sarebbe successo ad un girone di distanza, esattamente cinque mesi dopo.
Quella che troviamo oggi è un’Ancona ultima in classifica, appesa ancora alla speranza della matematica per agguantare il treno dei playout, l’unica possibilità per evitare la LegaPro. La Sambenedettese di Sanderra e di patron Fedeli è settima a cinquanta punti, reduce dalla sconfitta interna per 2-3 con il Santarcangelo.
E, come tradizione di questa stagione ci impone, la settimana di avvicinamento al match di domenica (ore 17.30) ha regalato i soliti colpi di scena extracampo. E’ stato ufficializzato il -1 in classifica per via della questione stipendi (la società ha già annunciato che farà ricorso) e, clamorosamente, è stato reso noto con un comunicato che tre giocatori dell’Ancona (Bambozzi, Cacioli e Paolucci) sono stati ascoltati dalla Procura Federale per “informazioni riguardanti l’attuale campionato”. Proprio questo comunicato non è andato giù ai giocatori che, per voce di Michele Paolucci intervistato ieri, si sono detti contrariati per il modo in cui la società ha divulgato la notizia, sviando forse l’attenzione dal punto di penalità comminato.
E siamo a venerdì, a due giorni da un match che potrebbe ancora valere una stagione (l’Ancona deve vincere e sperare in risultati positivi dalle partite Reggiana-Forlì e Lumezzane-Fano). Per capire cos’è cambiato, e perché il popolo anconetano dovrebbe ancora credere in un miracolo, ci siamo affidati a quattro tifosi d’eccezione: il presidente dei C.U.B.A. Eros Giardini, il Consigliere Comunale Francesco Rubini, il biancorosso purosangue Paolino Giampaoli e l’ex capitano Rafael Bondi, uno che di derby vinti ne sa qualcosa.
«In questo tourbillon frenetico che ci accompagna da inizio stagione, in questa totale mancanza di programmazione, di futuribilità, di correttezza, di onestà ecco che geneticamente una squadra abbandonata a se stessa può ritrovare momenti di unità e di voglia di vincere – esordisce Giardini – A San Benedetto all’andata c’era Brini, un uomo al quale credevamo ciecamente, e forse sarebbe stato l’unico elemento di possibile coesione.» Prosegue ancora il leader storico della “Gradinata Neri”:« E’ fresca la notizia del punto di penalizzazione, che peggiora ancor più la situazione. Siamo quasi al the end. Io dico solo che è meglio confidare in un miracolo in Lega Pro che in Eccellenza».
Gli fa eco Paolo Giampaoli, da sempre vicino alle sorti della formazione biancorossa: «Rispetto ad un girone fa sono uscite fuori tutte le problematiche è inutile prendersi in giro. Domenica il dovere morale va alla nostra maglia, alla nostra storia, alla nostra dignità, ma poi non resta più nulla da salvare. Godiamoci il derby vinto all’andata.» Parla ancora da capitano Rafa Bondi, sempre apprezzato dalla tifoseria dorica: «Guardando all’andata, le differenze più grandi stanno nella classifica e nel feeling tra squadra e tifosi. I giocatori hanno ancora l’opportunità di credere alla salvezza e cercare un po’ di ricucire i rapporti. La tifoseria è delusa sia per la classifica che per la situazione societaria ma questo è un derby, e in certe gare il pubblico anconetano sa sempre dare qualcosa di più».
Chiude Francesco Rubini, giovane Consigliere comunale e tifosissimo dell’Ancona regolarmente presente in Curva Nord. Le sue sono parole sentite, non di circostanza: «Al Riviera delle Palme si era creato un buon clima tra squadra, mister e tifosi, poi distrutto dai comportamenti della società e da un gruppo di giocatori sfasciato e da lì a poco divenuto fin troppo silente. Domenica c’è una storia da onorare e malgrado tutto, malgrado la società che ci troviamo, questa città non vuole arrendersi!».