ANCONA – La guerra la vedeva in tv, un popolo in fuga, città ridotte un cumulo di macerie e la paura di morire di mamme e bambini. Da ieri la guerra l’ha potuta anche toccare un po’ con mano. Come? Salendo su un furgone pieno di aiuti umanitari e partendo per arrivare fino ai confini ucraini con soli due giorni di anticipo. Lei è Angelica Lupacchini, anconetana, 29 anni, membro dell’esecutivo nazionale del movimento giovanile di Fratelli d’Italia. «La decisione di partire l’ho presa in due giorni – racconta a Centropagina Angelica – durante un viaggio di lavoro mi era stato proposto e ho detto perché no, sì ci vado. Due giorni dopo mi hanno detto dove trovarmi per la partenza e sono andata. Aiutare è una esperienza che fa crescere umanamente». La partenza è stata il 24 marzo scorso e ieri sera alle 21 Lupacchini era di nuovo a casa.
«Si aiuta in tanti modi – dice la 29enne – il nostro è stato quello di partire in un viaggio di 4.500 chilometri per portare beni di prima necessità in Romania, precisamente a Jasi, a due passi dal confine moldavo, e a Sighetu, proprio sul confine ucraino». Un viaggio non di piacere e in strade precarie, dove la popolazione si sposta ancora con carretti trainati da animali. Ad organizzare il pulmino è stato il vicepresidente di Gioventù Nazionale. «Un mezzo messo a disposizione da un imprenditore abruzzese- dice Angelica – e partito da Roseto degli Abruzzi, carico di 5 tonnellate di beni di prima necessità». Il mezzo è arrivato ad Ancona dove Lupacchini è partita viaggiando per quattro giorni. Un pulmino che poi si è ricongiunto con altri organizzati dal presiedete nazionale di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani e dal presidente della Onlus Modavi, Mario Pozzi.
«Il materiale portato – spiega Lupacchini – è stato raccolto tramite il gruppo politico di cui faccio parte con donazioni arrivate da imprenditori, banchetti ed iniziative private di cittadini che volevano dare una mano. Abbiamo portato pannolini, cerotti disinfettanti, beni alimentari e giochi bimbi». Avvicinandosi in Romania si sentiva già il clima del conflitto in corso. «C’erano cartelli – racconta Angelica – con scritto ‘Alt guerra’ che avvisavano dove non dirigersi».
Un viaggio infinito «che ci ha portato ad attraversare 4 stati in 4 giorni – aggiunge – a dormire solo poche ore a notte per poter subito ripartire e portare a termine la nostra missione». Un momento particolare ricordato è stato quello «quando stavamo attraversando le montagne della Romania – osserva Lupacchini – aldilà delle quali si trovava l’Ucraina. Era il tramonto e c’era una strana calma nell’aria. Il sole tenue e aranciato veniva riflesso dalla neve. Un’unica persona stava sciando nel versante rumeno e ricordo di aver pensato “ma questo è pazzo, se scende dal versante sbagliato si ritrova in Ucraina».
Angelica ha attraversato il ponte dei giocattoli, distrutto durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito nei primi anni Duemila. Collega la città rumena di Sighetu Marmatiei, alla città ucraina di Solotvino. «Ora è un luogo attraversato giornalmente dai profughi – dice – che fuggono dalla guerra, principalmente donne e bambini, ma anche da bimbi non accompagnati, che vengono lasciati alla frontiera dai genitori combattenti consci che, una volta attraversato il ponte, i loro figli potranno trovare sostegno dai tanti volontari e associazioni posti sul fronte rumeno». Ed è in questa occasione che, gli stessi volontari e i poliziotti di frontiera, hanno deciso di mettere palloncini, peluches e giochi sui lati del ponte «con la speranza che questo possa alleviare gli animi di quelle creature che fuggono, nel XXI secolo, dalla guerra».
«Voglio solo ringraziare ancora una volta i miei compagni di viaggio – dice Angelica – con la speranza che non si dimentichino di me, perché io, non mi dimenticherò di loro. Francesco, Fabio, Andrea, Lucrezia, Alessandro, Ulderico, Mario, Federica, Fabio, Eleonora, Emanuele, Julio, Maurizio, Alessandro, Andrea, Gennaro, grazie».