ANCONA – Il lockdown ha sicuramente incrementato le competenze digitali degli italiani che già utilizzavano la rete ed ha generato nuovi utenti. Dai giovani agli anziani, il desiderio di vedere in videochiamata i propri cari, nonché la necessità di accedere a servizi online e di proseguire l’anno scolastico con la didattica a distanza, ha spinto anche le persone meno avvezze ad usufruire delle potenzialità del digitale, sia nell’ambito personale che professionale. Senza tecnologia ci sarebbero stati sicuramente più problemi nel lavoro, nella didattica, nei rapporti sociali, ma, come sempre avviane, oltre ai pro ci sono anche i contro.
«Sicuramente con il lockdown c’è stata una maggiore spinta verso la digitalizzazione delle comunicazioni e dei servizi. Abbiamo avuto in 7 mesi lo sviluppo che avremmo avuto in 5-10 anni – spiega il professore Domenico Ursino, docente di Informatica all’Università Politecnica delle Marche -. Rimane il fatto che l’Italia è uno dei Paesi meno digitalizzati d’Europa. Così come noi, anche gli altri Stati hanno fatto passi in avanti, quindi il gap che c’era prima dell’emergenza sanitaria non si è colmato. C’è poi un’altra considerazione da fare: non tutto ciò che è digitale è migliore di quello che c’era prima. Ad esempio con la Dad abbiamo avuto modo di sperimentare molti limiti rispetto alla didattica tradizionale, soprattutto per quanto riguarda il contatto diretto con lo studente».
Secondo il 54° rapporto del Censis, le reti internet hanno retto all’impatto della pandemia. Quasi 43 milioni di persone maggiorenni – tra queste almeno 3 milioni di nuovi utenti digitali – durante il lockdown sono rimaste in contatto con i loro amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata che utilizzano internet, il 40% degli italiani con più di 18 anni ha lavorato/studiato da remoto, 8,7 milioni di cittadini hanno usato i servizi digitali della Pubblica Amministrazione per la prima volta. Dal dossier del Censis emerge inoltre che almeno un quarto della popolazione, tra cui anche i giovani, ad un certo punto si è stancato di fare e ricevere video call.
«Non bisogna abusare del digitale. Come qualsiasi innovazione tecnologica deve diventare un mezzo e non un fine – commenta Ursino-. Il rischio, soprattutto per i giovani, è di passare intere giornate davanti ad uno smartphone estraniandosi dalla realtà o, in altri casi, può capitare che gli utenti della rete diventino facili prede di siti propagandistici di varia natura che ne plagiano le opinioni».