ANCONA – «Non siete sole, c’è una incredibile rete di persone che possono aiutarvi. Non abbiate paura e nel momento del bisogno chiedete aiuto: c’è chi vi accoglie e chi vi protegge, non abbiate paura di denunciare». È l’invito rivolto alle donne vittime di maltrattamenti e violenze da Maria Lina Vitturini, presidente della Commissione per le pari opportunità della Regione Marche in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che come ogni anno ricorre il 25 novembre da quando è stata proclamata nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Maltrattamenti fisici e psicologici, insulti, minacce, botte, atti persecutori, stalking, abusi sessuali, molestie, delitti d’onore, uxoricidi, violenza economica, sono alcune delle forme in cui può manifestarsi la violenza di genere. Un fenomeno odioso che nelle Marche segna numeri in crescita, esacerbato dalla pandemia che ha confinato forzatamente le donne fra le pareti domestiche insieme ai loro aguzzini con i quali sono spesso legate da un rapporto familiare (compagni, mariti, padri, fidanzati).
La violenza ai tempi della pandemia
Nel 2020 sono state 483 le nuove donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza, il 18% in più rispetto al 2019, mentre si è registrata una pioggia di richieste di aiuto, cresciute di quasi l’80% (79,5%). Il 61% delle vittime ha o ha avuto una relazione affettiva significativa con il maltrattante e 327 donne su 483 che hanno chiesto aiuto ai Cav non presenta psicopatologie conclamate o dipendenze.
I bambini che vivono in famiglie dove si registrano comportamenti violenti sono 595 nelle Marche di cui 376 minorenni: un dato che, seppure in aumento, non si discosta di molto dai numeri del triennio precedente (616 nel 2019, 638 nel 2018, 466 nel 2017). Il 49% delle donne vittime di maltrattamenti e violenze ha uno o più figli minorenni, il 27% maggiorenni.
Le iniziative della Cpo
Numeri impressionanti se si considera anche il fatto che non tutte le donne denunciano, e che i dati raccontano solo una minima parte di un fenomeno che resta per lo più sommerso per paura. E proprio sul timore di chiedere aiuto verterà l’impegno della Commissione per le pari opportunità.
«La pandemia ha acuito i problemi – afferma Maria Lina Vitturini – sia costringendo le donne a rimanere in casa sia perché alcune hanno perso il lavoro e con esso la libertà economica, creando un circolo vizioso. La solidarietà non è mancata, ma adesso occorre uscire da queta brutta pagina e tenere alta l’attenzione sul problema».
La presidente della Cpo ha ricordato le iniziative messe in campo dalla Commissione fra le quali un progetto di educazione alla legalità e al rispetto delle donne nelle scuole marchigiane, insieme ad una campagna di sensibilizzazione con testimonial per contrastare «ogni forma di discriminazione» inclusa la violenza di genere.
Ma l’impegno della Commissione Vitturini lo ha garantito anche sul fronte di progetti di inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, le quali spesso «una su tre, sono senza reddito» e dunque anche quando decidono di denunciare vanno incontro a difficoltà nel rimettersi “in gioco”, specie quando ci sono figli minori.
Alcune non denunciano «per la paura di ripercussioni sui figli – spiega – ma anche qui c’è l’impegno della Commissione. Proponiamo ispettorati nei servizi sociali, perché purtroppo è capitato molto spesso, non per colpa loro – afferma – che hanno tolto i figli a dei genitori, creando dei danni».
Inoltre ha annunciato «corsi di formazione per avvocati, magistrati, medici e psicologi» in seguito al processo civile con l’abolizione del tribunale dei minori e l’istituendo del tribunale di famiglia.