ANCONA – «Dobbiamo fare di più per supportare le donne vittime di violenza, cercando di capire quali sono le loro esigenze». Lo ha detto l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini nel corso della seduta aperta del Consiglio regionale dedicata alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne fissata ogni 25 novembre. Una seduta che ha visto la presentazione del “Rapporto sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche”.
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli nel suo intervento ha definito la giornata come «un’occasione per ragionare sul contributo che ciascuno di noi può fornire per arginare un fenomeno dalle mille forme. Siamo tutti in prima linea per spezzare questa catena e per esprimere lo sdegno contro la violenza di genere, senza se e senza ma».
Nel sottolineare la necessità di non abbassare la guardia, il governatore ha spiegato che «l’azione va indirizzata a partire dall’eduzione e dalla sensibilizzazione delle giovani generazioni, per arrivare ad una consapevolezza sociale e al rifiuto totale di ogni forma di violenza contro le donne. Il ruolo delle istituzioni deve essere primario. Esse devono spendersi nella prevenzione, nella formazione, nella sensibilizzazione. Non è un caso, e questo ci deve far riflettere molto, che le chiamate al numero antiviolenza, le richieste di aiuto, in tutto l’arco dell’anno hanno un picco durante questa specifica settimana di ricorrenza, nella quale si intensificano i messaggi e gli appelli di sensibilizzazione».
Numeri che secondo Acquaroli dimostrano che questo fenomeno è in crescita e che la pandemia «ha acuito il rischio di episodi che spesso avvengono proprio negli ambienti familiari. Abbiamo assistito, durante il lockdown, a un drammatico aumento della violenza contro le donne all’interno delle mura domestiche. Situazioni che molto frequentemente coinvolgono anche minori, vittime indirette, e talvolta anche dirette».
Il presidente ha espresso la necessitò di «rendere la nostra società un luogo dove le donne non abbiano più paura di subire violenze e di chiedere aiuto qualora questo accada. Quanto oggi per noi è tangibile, è la punta dell’iceberg di un fenomeno ancora troppo diffuso e che troppo spesso rimane sommerso. Per questo – ha concluso – le istituzioni devono lavorare per la formazione di una coscienza e una responsabilità sociale affinché ogni giorno si aggiunga un tassello nell’azione di prevenzione, di supporto alla denuncia, di capacità di isolare un dramma che ha conseguenze negative nella persona, nei contesti familiari, nelle comunità. È solo agendo insieme, con unità di intenti e grande determinazione, che riusciremo a eliminare ogni forma di violenza contro le donne».
I numeri sulla violenza e i femminicidi nelle Marche
La violenza sulle donne nelle Marche registra numeri in crescita. Nel 2020 sono state 483 le nuove donne che si sono rivolte ai Cav delle Marche, il 18% in più rispetto al 2019 quando erano state 471. A saltare all’occhio è il fatto che nonostante il lockdown abbia costretto le donne a restare in casa con evidenti difficoltà nel chiedere aiuto, quando il maltrattante è un marito o un compagno, le richieste di aiuto al 1522, il numero gratuito antiviolenza e stalking, hanno subito una impennata, crescendo di quasi l’80% (79,5%) rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%).
Un boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019), ma soprattutto in occasione del 25 novembre, la giornata in cui si ricorda la violenza contro le donne, anche per effetto della campagna mediatica. Nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate (+114,1% rispetto al 2019).
Ma qual è l’identikit delle vittime di violenza? Si tratta per lo più di donne italiane (il 67,2% – 325 italiane contro le 142 straniere), residenti nelle Marche (nel 91,2% dei casi) di età comprese tra i 30 e i 49 anni (nel 63,7% dei casi): nel 39% dei casi sono sposate e nel 22% dei casi sono divorziate o separate.
Il 61% delle vittime ha o ha avuto una relazione affettiva significativa con il maltrattante e 327 donne su 483 che hanno chiesto aiuto ai Cav non presenta psicopatologie conclamate o dipendenze. Il 61% delle vittime di violenze ha un
titolo di studio di diploma di scuola superiore o laurea. Il 40% è occupata in modo stabile, il 35% è pensionata.
Il dato choc riguarda anche la violenza assistita. I bambini che vivono in famiglie dove si registrano comportamenti violenti sono 595 nelle Marche di cui 376 minorenni: un dato che, seppure in aumento, non si discosta di molto dai numeri del triennio precedente (616 nel 2019, 638 nel 2018, 466 nel 2017). Il 49% delle donne vittime di maltrattamenti e violenze ha uno o più figli minorenni, il 27% maggiorenni.
A preoccupare è anche il dato dei femminicidi in crescita nel Paese. In Italia nel 2020 se ne sono registrati 112, uno in più rispetto all’anno precedente quando erano stati 111. Nelle Marche sono 4 le donne uccise: Ida Creopolo, 59 anni di Filottrano; Fiorella Scarponi, 69 anni di Jesi; Simona Porceddu, 41 anni di Novilara; Rosina Carsetti, 78 anni Montecassiano.
Per quanto riguarda invece l’identikit dell’autore delle violenze si tratta per lo più di uomini italiani, di età compresa tra i 30 e i 60 anni, con un lavoro stabile alle spalle o una pensione, e nella maggior parte dei casi incensurato. La maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche. Il 49% di queste donne ha uno o più figli minorenni e il 27% di loro ha figli maggiorenni.
L’assessore Saltamartini nel corso del suo intervento ha voluto sottolineare «l’effetto devastante della violenza assistita sui minori» ed ha spiegato che occorre «lavorare moltissimo sulla cultura di genere», oltre che «sul problema della vittimizzazione secondaria, un tema sul quale occorre porre attenzione». Nel dettagliare «la scala di interventi» Saltamartini ha affermato che servono «misure sociali, di sostegno e di intervento culturale per eradicare il fenomeno». «Dobbiamo riprogettare i percorsi formativi nelle scuole» ha detto, così da affrontare il tema «con gli studenti» promuovendo la cultura della legalità.
Ha poi ricordato che le Marche sono state «tra le prime regioni in Italia ad essersi dotate di una legge antiviolenza nel 2008, e che solo nel 2014 è arrivata infatti la Convenzione Stato-Regioni. Nelle Marche nel 2021 sono stati stanziati 1,163 milioni di euro per il contrasto alla violenza alle donne, di cui 380 mila euro di risorse regionali, il resto statali.
Il presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche, Dino Latini, in apertura di seduta ha parlato di «una malattia cresciuta nell’ombra del Covid, da contrastare con una battaglia di civiltà per garantire l’affermazione della persona. Un risultato da perseguire quotidianamente, altrimenti prevarrà l’imbarbarimento».
L’assessore regionale alle Pari Opportunità Giorgia Latini, non potendo essere presente alla seduta ha inviato un suo messaggio, letto dal presidente del Consiglio regionale Dino Latini, nel quale ha sottolineato l’importanza del ruolo del servizi pubblici del territorio ed ha auspicato il potenziamento degli sportelli territoriali collegati ai Cav.
La presidente della Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Maria Lina Vitturini, ha invece ricordato le iniziative messe in campo dalla Cpo, fra i quali i percorsi formativi avviati nelle scuole, «per educare e investire nelle nuove generazioni», e la campagna di sensibilizzazione che partirà a gennaio sui social.
A sottolineare la necessità di intervenire sul fenomeno sono state anche Patrizia Peroni, vice questore di Macerata e referente della Polizia di Stato per il Forum regionale contro la violenza di genere, Anna Maria Repice, avvocato del Foro di Ancona e componente della Commissione regionale pari opportunità, insieme a Federica Guercio, psicologa e consigliera presso l’Ordine degli Psicologi delle Marche.
La consigliera regionale e presidente della IV Commissione Sanità regionale, Elena Leonardi, nell’illustrare il report regionale, ha definito «dirompente» l’effetto del lockdown sul fenomeno: «È inaccettabile che mariti, compagni, padri, fratelli, uomini in genere, non abbiano rispetto verso le donne e non sappiano accettare un “no”, la fine di un amore, di una convivenza, il desiderio di emancipazione, solo per fare alcuni esempi. Dobbiamo spezzare questa catena di violenza, ciascuno di noi può fare la propria parte».
Nell’evidenziare il dato relativo ai figli minori che vivono con le donne vittime di violenza, Leonardi ha affermato la necessità di «fare il possibile perché ciò non accada. È inutile nascondercelo, alcune misure predisposte per Legge al fine di contrastare la violenza sulle donne, si sono dimostrate insufficienti e inefficaci. Oltre alla repressione occorre, secondo me, investire nella prevenzione e mettere in piedi azioni educative e formative rivolte alle nuove generazioni. Insegnare a gestire gli aspetti emotivi, soprattutto nelle nuove generazioni all’interno della scuola, in questa direzione va anche la Legge approvato lo scorso agosto per l’introduzione della psicologia nelle scuole».
A fronte di un aumento delle richieste di aiuto «devono aumentare proporzionalmente le risorse economiche stanziate dalla Regione» ha affermato la consigliera regionale del Pd Manuela Bora, referente del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche.
La relatrice di opposizione e vicepresidente della IV Commissione Sanitò del report Simona Lupini ha parlato di «uno stress-test al sistema di protezione per superare criticità e attuare implementazioni». A fronte di un aumento delle richieste di aiuto «devono aumentare proporzionalmente le risorse economiche stanziate dalla Regione» – l’appello di Manuela Bora, referente del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche.
Nelle Marche oltre ai centri antiviolenza sono presenti una Casa Rifugio di Emergenza con 10 posti letto a Marche Nord, 5 Case Rifugio con 38 posti letto: strutture di prima accoglienza a carattere residenziale comunitario, a indirizzo segreto. Ci sono anche due case per la Semi-Autonomia, una a Marche Nord e una a Marche Sud, che hanno una gestione più autonoma. Si accede tramite Servizi Sociali. Le 8 strutture nel 2020 hanno ospitato 85 donne.