Ancona-Osimo

Visita alle carceri marchigiane, Radicali: «Siamo preoccupati per alcune categorie di detenuti»

I Radicali dopo aver visitato la Casa Circondariale di Montacuto, la Casa di Reclusione Barcaglione e la Casa Circondariale di Marino del Tronto hanno fatto il punto sulla situazione dei detenuti

Il carcere di Montacuto
Il carcere di Montacuto

ANCONA- Dopo le visite nel mese di ottobre presso la Casa Circondariale di Montacuto, la Casa di Reclusione Barcaglione e la Casa Circondariale di Marino del Tronto, i Radicali Marche esprimono la loro preoccupazione per alcune categorie di detenuti. «127 sono tossicodipendenti (27%), 110 sono in attesa di giudizio (24%), 108 sono malati cronici (23%), 133 sono stranieri (28%)- riferiscono i radicali-. Temiamo che, almeno in parte, per questi soggetti la detenzione in carcere sia la conseguenza di una difesa impreparata sul caso, di difficoltà linguistiche o della mancanza di un domicilio».

Tra luglio e novembre anche il Garante regionale dei diritti dei detenuti Andrea Nobili ha visitato le carceri marchigiane evidenziando situazioni problematiche. «A seguito dell’ultima visita alla casa circondariale di Marino del Tronto, il Garante ha parlato della necessità di interventi immediati per ripristinare condizioni di normale vivibilità per i detenuti. Dopo quella effettuata a Montacuto, oltre al sovraffollamento, ha evidenziato problematiche relative alla presenza di detenuti con problemi di tossicodipendenza e patologie psichiatriche- spiega Enzo Gravina, segretario Radicali Marche-. Il Garante ha sollecitato l’intervento del DAP e l’onorevole Emanuele Lodolini si è impegnato a presentare una interrogazione parlamentare».

I Radicali si appellano alla legislazione e al Ministro Orlando per  attuare misure alternative alla detenzione per alcune categorie di detenuti. «La legislazione vigente permette (e le migliori pratiche suggeriscono) l’esecuzione “esterna” della pena per i consumatori di sostanze autori di reato, nei casi di reati droga-correlati e in assenza di rischi sociali o di sicurezza. Consistono in arresti domiciliari, trattamento in comunità, altre residenze specifiche con maggiori probabilità di recupero e minori costi economici e sociali- afferma Gravina-.

L’ingresso del carcere di Montacuto

In secondo luogo, rispetto agli imputati in attesa di giudizio, il comitato anti tortura del Consiglio d’Europa, rivolgendosi in particolare alla situazione italiana, ricorda che “la custodia cautelare, data la sua natura invasiva e tenendo a mente il principio della presunzione di innocenza […] deve essere utilizzata solo come ultima misura“. La riforma dell’ordinamento penitenziario approvata quest’anno prevede tra l’altro l’ampliamento dell’ambito di operatività delle misure alternative alla detenzione, ma non è ancora in vigore per la mancata emanazione dei decreti attuativi. Per questo motivo Rita Bernardini con il Partito Radicale il 16 ottobre ha ripreso – insieme a migliaia di detenuti – un digiuno ad oltranza per “incoraggiare” il ministro Orlando a completare l’iter entro la legislatura».

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