ANCONA – Era rintanato in un’abitazione in provincia di Chieti, munito di documenti contraffatti sia italiani che esteri, e viveva sotto falsa identità. Su di lui – un italiano di 55 anni, di origini settentrionali, pluripregiudicato – pendeva un mandato di cattura. L’uomo era infatti ricercato ricercato dalla Squadra Mobile dorica per scontare una condanna definitiva di quasi 6 anni di carcere, con la pena accessoria dell’interdizione dai Pubblici Uffici per dei reati contro la persona. Una novità nel suo curriculum criminale dove la specialità erano le truffe ai danni di aziende.
Grazie alle attività info-investigative della Sezione Catturandi della Questura di Ancona, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ascoli Piceno Cinzia Piccioni, nella tarda serata di ieri il ricercato è stato rintracciato in Abruzzo, dove si nascondeva da alcuni mesi, dopo essere rientrato dall’Albania, Paese in cui aveva iniziato la latitanza. La pena comminata che dovrà scontare in carcere, è da ricondurre a un provvedimento di ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura presso il Tribunale Ordinario di Ascoli Piceno, successivamente alla decisione della Corte di Appello di Ancona per fatti commessi nella provincia Ascolana. Si tratta, come detto, di reati contro la persona riconducibili fino al 2018.
Le indagini hanno inoltre evidenziato che, una volta ritornato in Italia, il ricercato, sfruttando documenti contraffatti, viveva sotto falsa identità, riuscendo a sottrarsi alla detenzione carceraria. Al momento del rintraccio – avvenuto grazie alla collaborazione dei poliziotti di Lanciano – il 55enne è stato arrestato in flagranza di reato anche per il possesso di documenti di identificazioni falsi, poiché oltre al documento di identità italiana è stato trovato in possesso di altri documenti di identità rilasciati dalle Autorità competenti di un altro paese comunitario. Pertanto, espletate le formalità di rito, è stato condotto presso il carcere di Lanciano, dove altre a scontare la pena definitiva, è stato lasciato a disposizione dell’autorità giudiziaria competente per il reato contestatogli in flagranza.
I precedenti.
L’arrestato era noto agli investigatori per i reati commessi dal 2013 al 2016, prevalentemente nei territori delle Marche ma anche in quelli del vicino Abruzzo e di altre regioni del centro/nord, in particolare Emilia-Romagna e Lombardia. All’epoca dei fatti, il 55enne faceva parte di uno strutturato sodalizio criminale dedito alla consumazione seriale di truffe commerciali nonché di un’associazione per delinquere, finalizzata al compimento di truffe commerciali, rea anche di falsificazione di atti, di concorso in truffa aggravata e di riciclaggio. Le indagini condotte all’epoca consentirono di accertare che il gruppo criminale clonava Società per Azioni nel settore alimentare, acquisendo fraudolentemente merce che poi veniva riciclata nella grande distribuzione.
A tutti gli indagati è stata già inflitta in primo grado la condanna per l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di aziende sia italiane che estere operanti nel settore alimentare, di prodotti ittici congelati e dell’informatica. Le investigazioni riconosciute in sede di primo giudizio, nel 2020, ed in attesa di quello di appello consentirono di scoprire come alcuni soggetti arrivassero alla merce da riciclare. Tutto attraverso numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché servizi di osservazione e controlli in diverse regioni italiane, da decine di denunce presentate dalle parti lese, dalle numerose dichiarazioni di persone informate sui fatti, permettendo di eseguire numerosi arresti in flagranza e sequestri. Il gruppo criminale disponeva di magazzini, uffici, aziende compiacenti o appositamente costituite mediante dei prestanomi, logistiche attrezzate con celle frigorifere, furgoni, schede telefoniche e indirizzi telematici artificiosi, ma, soprattutto, di un elevato grado di know-how e consolidata abilità nell’ideazione, preparazione e realizzazione di reati di cui si detto. Le truffe venivano portate a termine, contattando telefonicamente o con mezzi telematici, le aziende fornitrici mediante la spendita di nomi di società clonate e/o compiacenti. Nella seconda fase, la merce veniva ritirata in appositi magazzini specializzati nella catena del freddo per essere successivamente spedita.