ANCONA – Al grido ‘Il futuro non si chiude’, gli operatori del comparto ristorazione hanno manifestato stamattina ad Ancona, in maniera pacifica e nel rispetto delle misure anti-Covid, di fronte al piazzale della Confcommercio Marche Centrali. Ente che, assieme a Fipe, ha indetto – un’iniziativa nazionale che ha visto proteste analoghe in altre piazze italiane, collegate in maniera virtuale. Accanto alla necessità di far sentire la propria voce, si è aggiunta quella di chiedere al Governo una data di riapertura certa delle attività, in modo che l’eventuale ripartenza possa essere pianificata nei dettagli.
Secondo il rapporto Confcommercio regionale, nel 2020, il Terziario marchigiano ha perso 4 miliardi 700mila euro, con una flessione del Pil del 12%. Un miliardo di quei quattro andati in fumo proviene proprio dalla ristorazione. Numeri che, se integrati al crollo dell’occupazione nel territorio di 65mila unità (38mila delle quali collocate fra Turismo e Ristorazione), aprono scenari inimmaginabili se le limitazioni dovessero continuare ad essere particolarmente severe nei confronti di tali settori. Basti pensare che nei primi tre mesi del 2021 si ipotizza una perdita di 2 miliardi (per il Terziario), con la sola ristorazione che nelle Marche ha perso 450 milioni.
«Oggi vogliamo che si apra un tavolo di trattativa che possa portarci a gestire le aperture di bar e ristoranti a pranzo e a cena. Abbiamo bisogno di programmazione e maggior sensibilità del Governo – ha detto il direttore di Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco -. Siamo qui per dire, in maniera pacifica, che sappiamo c’è una pandemia ma vogliamo vivere la nostra realtà economica e continuare ad operare. Lavorando nel rispetto dei distanziamenti e dei protocolli».
«Gli imprenditori sono allo stremo. Servono provvedimenti urgenti per riaprire subito le loro attività, oltre ad una politica di credito e la certezza che il Governo assorba alcune dinamiche e conceda nuova liquidità. E poi accelerare con i vaccini: solo in questo modo torneremo alla normalità», ha rincarato la dose il presidente della Camera di Commercio Gino Sabatini.
Oltre ai ristoratori e ai gestori di pubblici esercizi, presenti anche i colleghi dei settori balneare, intrattenimento, discoteche, socio culturali e i rappresentanti della politica cittadina e regionale, come il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli e il vicepresidente della Regione Marche Mirco Carloni.
«Le categorie più colpite non sono sole – la voce del primo cittadino del capoluogo -. Non si pensi che le istituzioni sono da una parte e il mondo reale dall’altra. Non è così. Ci poniamo vicini a loro. E se manifestano in questo modo, non con le scene viste a Roma (dove si sono verificati scontri, ndr), è giusto che facciano presente i loro problemi».
«Stiamo chiedendo da diverse settimane alla conferenza Stato-Regioni di farsi carico di un’istanza molto forte – il commento di Carloni –. Non si possono protrarre ulteriormente queste restrizioni. Gli imprenditori di questi settori hanno sempre rispettato i protocolli. Invece penso possano essere luoghi sicuri, senza doverli tenere chiusi mentre le spese correnti continuano ad esserci e nessuno le ha mai ristorato in modo strutturale». Domani vi sarà un ulteriore incontro della Conferenza Stato-Regioni e Carloni ha anticipato che si parlerà di «scostamenti di fatturati e speriamo anche delle modalità per la riapertura».
A prendere parte alla protesta ordinata, nonostante il maltempo che ha colpito Ancona, anche il presidente Fipe Confcommercio Marche Centrali, Moreno Cedroni, in rappresentanza di tutti gli altri ristoratori. «Vogliamo una data certa per sapere quando potremo ripartire – ha spiegato lo chef stellato –. È necessaria alla programmazione. Dopo mesi difficili questo potrebbe farci tornare la speranza e il sorriso».