Ascoli Piceno-Fermo

Aborto, Rete Femminista Marche: «È necessario che la pillola RU486 venga somministrata nei consultori pubblici»

L'ospedale Mazzoni di Ascoli ha iniziato a somministrare i farmaci necessari all'aborto farmacologico. Sulla questione interviene la Rete Femminista Marche che dice: «Non ci basta»

Da questo anno l’ospedale Mazzoni di Ascoli ha iniziato a somministrare i farmaci necessari all’aborto farmacologico fino alla nona settimana di gestazione. Sul caso era intervenuta la consigliera regionale Pd Manuela Bora che in una nota aveva detto: «Un primo risultato reso possibile grazie all’iniziativa individuale di un medico, non certo determinata e favorita dal recepimento formale delle linee guida nazionali da parte della giunta regionale, atto che avrebbe garantito la stessa previsione su tutto il territorio regionale e non a macchia di leopardo come rischia invece di rimanere ora».

Sulla questione interviene anche Molto+di 194-Rete Femminista Marche che dice: «Non ci basta». E in una nota spiega: «Ormai conosciamo il rapporto tra la destra italiana e i diritti delle persone: si esulta quando un diritto viene negato – uno su tutti, l’esultanza in Senato alla bocciatura del ddl Zan – e ci si rammarica quando invece un diritto viene concesso. In quest’ultimo caso, è stata la deputata marchigiana della Lega Giorgia Latini a dire che “non è opportuno esultare di fronte alla facilitazione dell’accesso all’aborto”. Il motivo della sua dichiarazione è legato al fatto che, finalmente, dopo anni di ritardi e incessanti richieste da parte di una pletora di attori, all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno il primario di ginecologia Di Camillo ha scelto di somministrare i farmaci per l’interruzione di gravidanza fino alla nona settimana di gestazione. È il primo, e fino ad ora unico, ospedale delle Marche ad adeguarsi alle linee di indirizzo del 2020 del Ministero della Salute».

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E prosegue: «C’è molto da festeggiare dunque, perché con l’aborto farmacologico si tutela la vita e la salute di chi ha bisogno di ricorrere all’IVG, non soltanto il suo diritto ad una libera scelta. L’aborto farmacologico è totalmente efficace ed esente da complicanze (98% dei casi), come riportano gli studi scientifici in materia. La scelta di ostacolare l’IVG farmacologica a favore della pratica chirurgica, con un impatto più gravoso sulla salute psico-fisica della donna e sui costi per il sistema sanitario, è puramente ideologica. Lo dimostra il collegamento fatto, in primis, dal vicepresidente della Regione Saltamartini, che strumentalizza un dato preoccupante sulla denatalità per metterlo in relazione con l’accesso all’aborto. È vergognoso che rappresentanti delle istituzioni incolpino le donne e un loro diritto, che nelle Marche non viene neanche pienamente garantito, di un fenomeno ovunque diffuso e molto complesso come la denatalità. Ricordiamo che la regione, secondo i dati Istat, ha perso in vent’anni più di 75 mila persone della fascia di età 18-34 anni, guarda caso quella in cui si sceglie di avere figli».

Quindi conclude: «C’è ancora molta strada da fare, perché si abbia un aborto libero e sicuro nella nostra regione. Innanzitutto, che l’ospedale di Ascoli non rimanga un caso isolato, ma che la RU486 sia possibile somministrarla in tutti gli ospedali. Però non ci basta! A 50 anni dalla legge 405/1975 che ha istituito i consultori, ribadiamo che questi devono continuare ad essere il punto centrale per la salute sessuale e riproduttiva, perché tramite questi si accede alla contraccezione, per legge gratuita, abbattendo significativamente il rischio di gravidanze indesiderate e quindi l’eventuale ricorso all’aborto. Dai consultori si deve ripartire e dall’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole. È necessario che la pillola RU486 venga somministrata in tutti i consultori pubblici e poter abortire a domicilio, come già avviene in altri Paesi come l’Inghilterra e la Francia e, dal 2025, anche in Emilia-Romagna».

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