ASCOLI – Non piace a tutti l’annuncio, da parte della Regione Marche, del finanziamento per lo studio di fattibilità dell’adeguamento della statale 81 Ascoli-Teramo. In totale 6 milioni per il progetto di un opera che nel futuro dovrebbe essere realizzata dall’Anas. A criticare l’iniziativa, illustrata dall’assessore alle infrastrutture Guido Castelli – nell’ambito di un piano da 100 milioni per la viabilità di tutta la regione, a valere sui fondi PNRR – è l’ex parlamentare Pd Luciano Agostini. Secondo lo storico dirigente della sinistra picena, l’intervento non sarebbe tra le priorità per il territorio ascolano e sarebbe anzi addirittura «inutile».
«Dopo la realizzazione della Quadrilatero che ha portato nel maceratese diversi miliardi di investimenti – si chiede Agostini -come si possono finanziare tante infrastrutture stradali ancora nella stessa zona e lasciare sfornite le province più a sud destinando solo al territorio di confine la realizzazione di un’ipotetica progettazione della Teramo Ascoli, che tra l’altro il compianto ingegner Brunori ci indicava come inutile se a questa non fosse abbinato l’arretramento dell’A14?».
Regione affronti le criticità infrastrutturali del Piceno
«Non era forse più utile- propone Agostini -che la Regione puntasse in maniera decisa alle fortissime criticità infrastrutturali del Piceno? Ne elenco alcune: terza corsia o arretramento dell’autostrada, bretella di San Benedetto, Mezzina».
Insomma l’ex deputato dem e anche assessore regionale torna su quel cahiers de doleances che da anni ormai è oggetto di forti polemiche politiche e di critiche da parte delle associazioni produttive, proprio perchè mai affrontato in maniera decisiva. Aggiungendo poi, tanto per rendere ancora più decisa la sua presa di posizione contro le scelte della Giunta regionale, la questione della Ferrovia Ascoli-Roma.
Errori sul Contratto istituzionale di sviluppo
«Ultimamente è stata riaffermata la priorità della Ferrovia dei Due Mari – ricorda Agostini- ma si è scelto di non finanziare nemmeno uno studio di perfettibilità come chiesto dal sindaco di Ascoli e da numerosi altri sindaci e associazioni del territorio. È sbagliato ripercorrere l’errore fatto sul Contratto Istituzionale di Sviluppo che ha penalizzato fortemente molti comuni della provincia picena, dove secondo quanto riportato dalla stampa si son fatti presentare i progetti per poi cambiare i criteri e le priorità, tanto che alcuni sindaci hanno dichiarato di rivolgersi alle autorità giudiziarie »
Ma non è tutto. Il dirigente Pd, già sindaco di Offida – storica roccaforte rossa nell’Ascolano – sottolinea come nelle linee guida approvate dal Commissario straordinario alla ricostruzione post-sisma e dalla cabina di regia «non si può non notare (e di questo non si può che ringraziare la sensibilità di Legnini) che nella scheda della rigenerazione urbana ci sono indicazioni chiare per intervenire sulle aree industriali dismesse. Dunque, dinanzi a ciò – aggiunge Agostini- credo che sia giunta l’ora di un progetto ambizioso».
Un parco per l’area ex Carbon di Ascoli
E qui a sorpresa l’ex deputato Pd esprime parole di apprezzamento per il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti: «Ho notato con piacere che il sindaco ha ripreso dopo quasi 15 anni l’idea che noi avanzammo sull’Area ex Carbon. All’epoca indicammo quella zona della città come sede di un possibile parco pubblico, nel 2007 lo chiamammo Central Park, in questi giorni Fioravanti parla di un’ipotetica Villa Borghese: che assomigli all’uno o all’altro non cambia la sostanza, purché si faccia. Oggi sembra essercene la possibilità».
Un progetto strategico per la città e il territorio
Ecco quindi la proposta di Agostini: «Occorre un grande progetto strategico per la città e per il territorio. Le risorse del PNRR che il governo Conte- PD hanno conquistato in Europa e che l’attuale governo mette a disposizione delle Regioni e dei Comuni devono servire per un programma di rilancio del nostro paese e della nostra Regione. Il PNRR non può essere considerato uno spezzatino tale da catturare consenso a buon mercato per carrierismo politico».