ASCOLI PICENO – «Ci auguriamo che la nuova giunta regionale definisca nel più breve tempo possibile le linee guida per il Piano di Sviluppo Rurale, a valere dal 2021. Altrimenti la situazione per molte aziende della filiera agroalimentare può rischiare di diventare molto critica». A parlare è il presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Ascoli e Fermo, Ugo Marcelli.
Storico produttore di olive ripiene all’ascolana, nonché ristoratore ed ora attivo nel settore del turismo rurale, Marcelli denuncia il fatto che negli ultimi due mesi il comparto ampio della produzione agricola, in particolare quello non collegato alla grande distribuzione organizzata, ha perso un ulteriore 30% dei propri ricavi. E questo dopo la mazzata ricevuta a causa delle norme sul Covid, già nella primavera scorsa.
«Il quadro complessivo della filiera agroalimentare è diversificato – spiega il presidente della Confederazione agricoltori – con alcuni mercati che stanno reggendo, seppure a fatica, mentre altri sono in un periodo drammatico e rischiano di chiudere l’attività. Mi riferisco in particolare al mondo del vino, che ha subito un tracollo, soprattutto quelle piccole cantine e realtà che non hanno lo sbocco estero. Per loro – aggiunge Marcelli – così come per tutti quelli dipendenti dalla ristorazione e non dalla Gdo, il presente è fosco e il futuro non si vede».
Si salvano, per il momento, le aziende agricole che hanno investito nel passato per fare trasformazione dei prodotti della terra, o che hanno puntato sul biologico, uno spaccato che comunque – pur in tempi di crisi generale – resta in crescita. E poi ci sono i gruppi di acquisto (molto attivi a Roma e non solo) che fanno sì che molti prodotti di qualità marchigiani vengano richiesti da consumatori attenti ed esigenti, che non comprano nelle grandi catene commerciali.
Ma per molti operatori della filiera che negli ultimi mesi avevano avviato nuovi progetti, pensando a un rilancio delle loro imprese dopo le aperture dei mercati nel periodo estivo, la situazione è tornata a farsi preoccupante. E non bastano certo i ristori previsti dai vari Dpcm recenti a poter cambiare il trend negativo attuale (condizionato non solo dalle restrizioni imposte, ma anche dalla minore propensione all’acquisto da parte delle persone). Da qui, secondo la Cia, la necessità di guardare al prossimo futuro, puntando a velocizzare le procedure per attingere alle ingenti risorse europee del nuovo Piano di sviluppo rurale, che ammontano ad alcune centinaia di milioni.
«Nonostante la burocrazia a tutti i livelli sia aumentata e non diminuita – sostiene Marcelli -, noi crediamo che l’unico vero strumento per far ripartire la filiera agroalimentare e dare nuovo slancio alle attività. sia di produzione che di allevamento, sia il Piano di sviluppo rurale operativo per 5 anni dal 2021. La nuova giunta ha promesso che si attiverà in tal senso nel giro di 2-3 mesi, speriamo che lo faccia davvero. »
Il presidente della Cia di Ascoli e Fermo si augura anche che nelle linee guida del Piano si stabilisca finalmente una misura specifica che valorizzi la «Oliva tenera del Piceno Dop», forse l’unico vero brand alimentare ascolano noto in tutta Italia e all’estero.