ANCONA – «Stiamo rischiando il posto di lavoro, dobbiamo pensare a sopravvivere e a difenderci». A parlare è uno dei membri della rete di docenti, studenti e famiglie che si sta organizzando nelle Marche per opporsi all’obbligo vaccinale contro il Covid-19.
Con l’introduzione dell’obbligatorietà del Green pass, che dal 1 settembre regola l’accesso al mondo delle scuole e università per docenti, personale amministrativo (Ata) e per gli studenti universitari, il gruppo contrario al pass rivendica la propria libertà di scelta in campo vaccinale per sé e per i propri figli.
Alla guida della rete, che ha preso forma tramite il tam tam sui social, c’è l’avvocato di San Benedetto del Tronto Patrizia Paolucci, esperta in diritto civile, che già assiste un gruppo di infermieri no-vax e che è già stata contatta da oltre 100 tra docenti e famiglie, che si oppongono all’applicazione del green pass.
Il legale sta predisponendo una diffida che intende inviare al ministero dell’Istruzione e ai dirigenti scolastici degli istituti dei docenti sprovvisti del pass, e nel caso in cui i presidi dovessero sospendere senza retribuzione gli insegnanti, ha già annunciato che ricorrerà al giudice del lavoro. La norma prevede la sospensione senza retribuzione per assenza ingiustificata dopo 5 giorni.
«Non siamo no-vax» precisa il docente che vuole mantenere l’anonimato visto che il clima si è fatto “avvelenato” sulla questione: «Sono stato vaccinato con tanti vaccini – puntualizza – ci classificano così solo per metterci l’uno contro l’altro. È una strategia pianificata a tavolino per creare un nemico» spiega nel sottolineare la contrapposizione che si è venuta a creare in questa fase storica segnata dalla pandemia di Covid-19.
«Serviva dialogo ma non c’è – afferma – ci sono solo schieramenti opposti e irrigidimenti» ognuno sulle sue posizioni. Nel rimarcare le argomentazioni sulle quali basano la loro contrarietà al vaccino contro il Covid-19, ossia che si tratta di «una terapia genica sperimentale» il docente di San Benedetto del Tronto, che insegna in una scuola secondaria, sottolinea che «il vaccino in questo caso non offre alcuna garanzia di protezione dal virus».
«Poiché il virus Covid-19 può essere trasmesso anche dai vaccinati, l’impianto del Green pass è inapplicabile» spiega, mettendo in dubbio l’efficacia in termini di riduzione delle morti e delle ospedalizzazioni, come «dimostra quanto sta accadendo in Israele e in Inghilterra, i due paesi dove c’è il più alto tasso di vaccinazione, eppure la gente continua a morire e ad essere ricoverata negli ospedali».
Il docente chiarisce di non essere un negazionista: «Non nego la malattia, alcuni amici e anche colleghi l’hanno contratta ma occorre reagire all’imposizione del Green pass che è un ricatto». Secondo il membro della rete marchigiana di professori, studenti e famiglie, l’obbligo del lasciapassare «costringe chi non vuole vaccinarsi a sottoporsi 3 volte a settimana a tampone, per conservare il posto di lavoro», con un costo di oltre 45 euro a settimana che non tutti possono sostenere.
La certificazione verde infatti, oltre ad essere rilasciata dopo 15 giorni dalla prima dose del vaccino ed entro 6 mesi dalla guarigione dal virus, viene data anche con l’esito negativo di un tampone eseguito entro le 48 ore precedenti.
«Non voglio mettere in pericolo la mia famiglia, né i miei studenti, ma sono “schifato” da questa situazione – prosegue – , mi stanno togliendo la voglia di insegnare, un mestiere che amo e che svolgo da tanti anni. Ma come posso da docente educare i miei studenti a non discriminare il prossimo e a rispettare i diritti degli altri, quando noi professori senza Green pass siamo discriminati e la Costituzione viene calpestata in questa maniera?».
Che farà quando inizia la scuola, se le arriverà la sospensione si vaccinerà? «Prenderemo tempo: all’inizio ci sottoporremo ai tamponi, ma se la sospensione dovesse comunque arrivare io sono disposto a farmi carico delle sue conseguenze. Se la società mi vuole servo io non ci sto, e sono disposto a farmi sospendere, altrimenti non sarei in pace con la mia coscienza. Però daremo battaglia legale».